«La Fiom ha fatto solo danni, ora firmi l’accordo»

di Ferruccio Repetti

Per contribuire al rilancio di Fincantieri, mettendo fine alla protesta che compromette le future commesse e danneggia gli stessi lavoratori, i metalmeccanici della Uilm lanciano un appello alla ragione. Se ne fa interprete il segretario generale di Genova del sindacato, Antonio Apa, che è fra quelli che si sono battuti più a fondo (assieme a Tiziano Roncone e Claudio Nicolini della Fim Cisl) per la salvaguardia dello stabilimento di via Soliman e del suo patrimonio di qualità ed efficienza. Apa si rivolge direttamente ai colleghi della Fiom che, dopo tanta intransigenza e il blocco dei lavori alla nave «Riviera» a Sestri Ponente, hanno decretato la ritirata strategica, subodorando la sconfitta della linea dura. «La Fiom faccia marcia indietro - esordisce la nota del segretario generale della Uilm - perché ora propone una tregua alla quale non crede più nessuno».
Insomma: il sindacato rosso poteva pensarci prima di causare danni ingenti all’azienda e ai lavoratori. «Il nostro compito - sottolinea con forza Apa - è quello di tutelare (cosa che abbiamo fatto con l’accordo del 21 dicembre scorso) le sedi produttive, l’occupazione e la prospettiva manifatturiera in un periodo di grave crisi in cui quale versa la cantieristica mondiale». Proprio l’accordo di dicembre con l’azienda - siglato da Uilm e Fim Cisl, non dalla Fiom Cgil, e «sposato» anche dal ministro Corrado Passera - costituisce la base di ripartenza per garantire l’avvenire del cantiere di Sestri e, di conseguenza, il destino dei lavoratori, nessuno dei quali sarà licenziato (è bene ricordarlo a chi fa finta di ignorare i fatti e gli accordi scritti, mischiando le carte per fare solo demagogia sulle spalle dei lavoratori, compresi quelli iscritti al suo sindacato!).
«Per questo - aggiunge ancora Apa - invitiamo chi ha causato tanti danni a fare mea culpa e, invece di affidare a soggetti esterni alle relazioni sindacali operazioni miracolistiche, faccia marcia indietro e firmi gli accordi che finora si è rifiutato di firmare. Solo così si può operare per il rilancio della società cantieristica evitando mistificazioni e prese in giro per i lavoratori».
Chissà come fischieranno le orecchie a chi - uno a caso, Bruno Manganaro, agit-prop della Fiom, «agitatore e propagandista» illuminato dagli antichi compagni bolscevichi - si è adoperato per sabotare gli accordi e bloccare la consegna della nave della Oceania Cruises, l’ultima in costruzione a Sestri Ponente. Un «successo» strepitoso, per lui, che ha già ottenuto questi risultati: la compagnia armatrice deve cancellare le prime crociere e rimborsare i clienti che avevano prenotato i viaggi; Fincantieri dovrà pagare la penale di 300mila euro per ogni giorno di ritardo della consegna della nave e, più ancora, patirà il pessimo ritorno di immagine in termini di affidabilità, col rischio di compromettere le future commesse.


A rimetterci più di tutti saranno, inevitabilmente, i soggetti deboli della catena: i lavoratori. Che sapranno chi ringraziare: chi li ha «difesi» tanto bene da portarli allo sfascio. Grande Fiom! Roba che Tafazzi è un apprendista, e Manganaro il suo profeta.

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