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Fiorella Mannoia: "Con Mariposa canto il coraggio delle donne e la loro unicità"

Verso Sanremo. Fiorella Mannoia si presenta di colore acceso in cima al tetto di un prestigioso hotel milanese, e forse tutto questo non è casuale come indizio

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Fiorella Mannoia si presenta di colore acceso in cima al tetto di un prestigioso hotel milanese, e forse tutto questo non è casuale come indizio: la canzone che la cantante romana presenterà alla 74esimo Festival di Sanremo si intitola Mariposa, in spagnolo farfalla: l'intenzione sembra quella di volare alto e di farsi notare con eleganza sopra un evento che, ancor più che negli anni appena trascorsi, si annuncia affollato di rapper, trapper, tempi serrati con la cassa in quarti e, si spera a questo giro, nessuna composizione di fiori considerata più o meno come un dischetto da calcio di rigore.

L'occasione è speciale innanzitutto per questioni di calendario: la signora in rosso più apprezzata dal cantautorato italiano, da buona femminista, non gioca a nascondino con l'età, e anzi la celebra. Mannoia festeggia i suoi settant'anni e ci sorride pure su: «Ho gli stessi anni della Rai». Per lei, si tratta della sesta partecipazione al Festival, giusto a sette anni di distanza dal 2017 in cui portò in gara Che sia benedetta: da lì venne un secondo posto che, si disse, probabilmente l'avrebbe tenuta lontana dal Festival per i secoli a venire. E invece. «Perché sono a Sanremo? Perché sono sempre i brani che ti ci portano. Mariposa è la canzone forte che volevo: una canzone-manifesto che racconta l'orgoglio di essere donne, quelle che siamo, siamo state e che saremo». C'è chi lo chiama, in modo un po' vintage, impegno e chi, come fa lei stessa, lo definisce «tenere dritta la barra nelle scelte e in ciò che si dice. Poi è chiaro che quando dici ciò che pensi, qualcuno lo scontenti sempre. Non si può piacere a tutti».

Di curioso c'è l'ispirazione della canzone (sulle musiche di Carlo Di Francesco, Federica Abbate e Mattia Cerri e il testo della stessa Mannoia insieme a Cheope e Di Francesco): «Tempo fa vidi una bella serie tv intitolata Il Grido delle Farfalle, incentrato sula lotta di tre sorelle dominicane, chiamate per l'appunto le Farfalle, attiviste contro il regime del dittatore Rafael Trujillo. Vennero violentate, uccise e scaraventate in un dirupo. Eppure, da quel crimine, l'opinione pubblica della Repubblica Dominicana fu scossa al punto che il vento cambiò, e il regime di Trujillo cominciò a crollare. Pochi sanno che il 25 novembre, il giorno contro la violenza sulle donne, è riferito al giorno del 1960 in cui queste donne vennero trovate morte».

Mariposa si affida a ritmi e armonie dal sapore latino: «Ho creduto in questo contrasto tra il ritmo gioioso della musica e un testo che mio marito Carlo cominciò a scrivere digetto, elencando alcuni tipi di donne, appartenute alla storia ma anche anonime spiega Mannoia In esso c'è tutto, dalla prima strega bruciata sul rogo alle tante sfaccettature di noi donne, nel bene e nel male. Perché noi sappiamo anche essere terribili e, come uno specchio rotto, portare sette anni di disgrazia».

La forte carica di identità, però, vince su tutto: «Il tema della violenza sulle donne è cruciale spiega la cantante romana La nostra responsabilità collettiva è quella di influire sui giovani, e su una mentalità che attanaglia sia le donne sia gli uomini. Entrambi siamo vittime di stereotipi: noi donne dalla vocazione a fare le crocerossine, e a confondere la gelosia ossessiva con l'amore, e gli uomini dalla difficoltà di accettare l'emancipazione femminile». In questo anche i testi di tanti trapper hanno un gioco: «Alcuni fanno davvero rabbrividire spiega Mannoia Penso che sia giusto l'atteggiamento che ebbe tempo fa Roy Paci: invitarli alla responsabilità, senza censure alle quali sono contraria».

Il rischio di passare come la grande saggia sul palco di un Ariston leggero che più leggero non si può è forte, ma Fiorella Mannoia promette: «Il pop lo lascio ad altri, non cambio certo la mia natura, ma sono a Sanremo anche per divertirmi, e intendo presentarmi sul palco dell'Ariston puntando sulla femminilità. Se sarò sexy? Non esageriamo, ma conto sugli abiti di Luisa Spagnoli».

Sui duetti più o meno segreti (si attende Gabbani al suo fianco) la signora in rosso sorvola, ma una cosa sulla gara la dice: «Non ho sentito canzoni di altri artisti, ma posso dire di essere davvero felice di rivedere l'amica Loredana Bertè di nuovo al Festival».

Veterane, seppure diverse. Delle giovani colleghe come Elodie e Annalisa, al centro di polemiche social su come usano il loro corpo, Mannoia dice: «Penso che entrambe siano convinte delle proprie scelte musicali, nel loro show dal vivo conta anche l'impatto visivo ma non c'è nulla di male.

Ci siamo dimenticati di colpo Madonna, o le donne che scoprivano il seno negli anni '70?».

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