A Fiuggi c’è la guerra dell’acqua Papa e Quirinale restano a secco

Crisi idrica in Vaticano e al Quirinale, dove l’età dei rispettivi inquilini richiederebbe invece un copioso passaggio delle acque. Di questi tempi il Papa e Napolitano hanno altro per la testa, ma pure la chiusura dei rubinetti alla gloriosa fonte Fiuggi non è cosa da trascurare. I due padri nobili, gli ultimi rimasti, sono accomunati da un sacco di ideali e dalla stessa bottiglia sul tavolo: il problema comune, adesso, è che questa bottiglia non arriva più. Le solerti segreterie stanno cercando l’acqua Fiuggi ovunque, ma ormai siamo allo stremo: da cinque mesi lo stabilimento è chiuso, le scorte sono praticamente esaurite.
È dal 18 luglio che la famosa località termale, molto famosa prima ancora della svolta di Fini, ha sospeso la produzione. Già regno di Ciarrapico, già teatro di mille battaglie legali e sindacali, stavolta Fiuggi paga con il blocco degli impianti un intricato contenzioso tra il gruppo Sangemini, proprietario dello stabilimento, e il Comune. In soldoni, l’amministrazione locale non intende rilasciare il certificato di messa a norma degli impianti, nonostante la proprietà garantisca di averli adeguati. Per tutelare i propri interessi, sperando in un veloce sblocco della situazione, la Sangemini ha avviato una causa legale. Nell’attesa, stabilimento chiuso e nuovo incubo per i 48 dipendenti: nessuno, oggi come oggi, è in grado di dire se e quando potranno tornare al lavoro.
Per inevitabile conseguenza, nessuno è in grado di prevedere quando Sua Santità e il presidente Napolitano potranno tornare a bere l’acqua preferita. Certo in Italia non è difficile trovare soluzioni alternative: tra le tante immeritate fortune nostre, dal mare ai musei, fortune che quotidianamente sprechiamo con gestioni lassiste e svaccate, una delle più invidiabili è proprio la grande quantità di sorgenti. La bottiglia di marca, che in altri Paesi viene pagata e apprezzata quanto la bottiglia di vino, da noi è considerata bene di uso comune. Per molti, una vale l’altra, quando addirittura non passa l’idea che in fondo la migliore e la più sana sia proprio quella dell’acquedotto comunale.
A una certa età, a certi livelli, però, le abitudini sono sostanza: in Vaticano e al Quirinale l’acqua Fiuggi non è mai mancata sulle due tavole più importanti d’Italia. Ora sono a secco. Al raduno nazionale degli Alpini il problema sarebbe trascurabile. In questo caso, diventa una notizia. Sapere che il Papa e Napolitano navigano in cattive acque può diventare leva decisiva per sbloccare la complicata lite tra Sangemini e Comune. Non a caso, qualcosa già si muove: proprio in prossimità di Natale, il tribunale di Frosinone ha dato ragione all’azienda su un ricorso presentato dal Comune, definendolo inammissibile. Incassata questa vittoria, i vertici della Sangemini fanno sapere che intendono al più presto riprendere l’attività, riportando in alto il prestigio del marchio Fiuggi, ma soprattutto riportando in tavola le agognate bottiglie.
«Hai quarant’anni e ne dimostri il doppio», diceva la moglie al marito che non beveva la miracolosa acqua ciociara, nel celebre spot anni Settanta. «Con Fiuggi dieci anni di meno», chiudeva l’indimenticabile Carosello.

Non è dato sapere se Ratzinger e Napolitano abbiano cominciato allora a tracannarla, così da presentarsi oggi ultraottantenni più attivi e vitali di molti quarantenni. Magari se la sono ritrovata sul tavolo soltanto per un semplice accordo commerciale. In ogni caso, per rilanciare il mitico marchio sono loro il Carosello migliore.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica