«O esiste una maggioranza che lavora per la città oppure si va a votare». Mario Canapini, dal 28 maggio del 2003 sindaco di Fiumicino, scelto dal 54,2 per cento degli elettori, stigmatizza latteggiamento di alcune componenti della maggioranza, composta da Udc, An, Forza Italia, Lista Simonelli e Rinnovamento. E dopo una settimana di polemiche e di verifiche allinterno della maggioranza, il primo cittadino ha minacciato di abbandonare il timone del Comune portuale. «Lultimo anno di governo non dovrebbe certo servire per chiedere più potere, ma per gestire al meglio la cosa pubblica lavorando per arrivare alle elezioni avendo dato risposte ai bisogni dei cittadini», ha spiegato il sindaco. «E invece qui - continua - ho limpressione che si continui a chiedere una visibilità fine a se stessa, arrivando al muro contro muro. Allora dico basta: o i partiti garantiscono la governabilità di questa città con una coalizione coesa oppure, nellinteresse dei cittadini e della stessa coalizione che rappresento, le mie dimissioni diverranno esecutive».
Ma esistono i presupposti per uscire da questa crisi?
«A volte certi ostracismi a oltranza danno limpressione di una strategia elettorale. E allora siamo chiari: se qualcuno sta pensando a una candidatura per le prossime elezioni si faccia avanti. Non sono abbarbicato alla poltrona, ne discuteremo. Con la consapevolezza, comunque, che per una vittoria elettorale bisogna unire le forze. Quelle dei partiti tradizionali e quelle delle liste civiche. Nessuno può fare a meno degli altri».
Da cosa nascono i disaccordi nella maggioranza?
«Tutto nasce da una mozione di sfiducia partita da Forza Italia nei confronti del presidente del Consiglio comunale nonché esponente di An, Mauro Gonnelli, il quale è stato da me difeso; mozione poi trasformata in una caccia alla poltrona contro la quale sto ancora lottando.
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