Washington - Il Fondo monetario
internazionale nel rapporto conclusivo stilato dai suoi ispettori stima un
disavanzo di bilancio, per il 2007, in calo al 2,7% del prodotto, e un debito-Pil in lievissimo calo al 106,9%.
Segnali incoraggianti, che si basano "interamente su un aumento delle entrate", avvertono gli
ispettori.
Tanto che su orizzonti di tempo più lunghi le previsioni sui conti pubblici italiani segnano
netti deterioramenti. Dal 2008 al 2010 il deficit-Pil dovrebbe stabilizzarsi attorno al 3%, ma nel
2020 - secondo l'Fmi - balzerà al 5%, nel 2030 all'8,4% e così via fino ad un 16,7% nel lontano
2050. Stessa tendenza per il rapporto debito-Pil: quest'anno dovrebbe registrare un lieve
miglioramento, scendendo al 106,9% dal 107,1 stimato per il 2006, e poi risalire al 107%
stabilizzandosi fino al 2010. Anche sul debito la tendenza al rialzo ripartirà con decision negli
anni successivi, avverte l'Fmi che indica 114,7% nel 2020 147,2% nel 2030 fino a lievitare al
296,3% nel 2050.
Il problema è sul lato della spesa pubblica. «La legge di bilancio contiene e alcune misure
iniziali che, con il tempo, potrebbero contribuire a contenere le pressioni al rialzo. Ma non
sono sufficienti a bilanciare complessivamente le determinanti strutturali di queste pressioni.
Gli ispettori - spiega il rapporto dell'Fmi - hanno rilevato che i risparmi sulla spesa rischiano
di essere ampiamente controbilanciati (in negativo-ndrt) da rinnovi relativamente generosi
sui salari dei dipendenti pubblici, assieme ad una conversione su ampia scala di contratti a
tempo determinato in tempo indeterminato».
La ripresa non basta, servono le riforme Dopo anni di bassa crescita
economica, ora l'Italia sta assistendo ad una «ripresa ciclica», che tuttavia «maschera i
malesseri di lungo termine» del sistema. È quanto affermano gli ispettori del Fondo monetario
internazionale, nel rapporto conclusivo a seguito della consueta ricognizione annuale in Italia.
Dal 1970 l'Italia ha perso quattro punti sul tasso di crescita potenziale - stima l'istituzione di
Washington - fino a ritrovarsi con l'attuale 1,25%.
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