da Milano
Da Roma, al termine della consueta missione annuale, se nerano andati non del tutto soddisfatti, soprattutto per i ritardi accumulati nel processo delle riforme strutturali. Qualche mese più tardi, gli esperti del Fondo monetario internazionale tornano a concentrarsi sullItalia, rivedendone al rialzo le previsioni di crescita 2007, che si mantengono comunque prudentemente più basse rispetto alle stime annunciate dal Tesoro nel marzo scorso con la Trimestrale di cassa, e ipotizzando un miglioramento del rapporto tra deficit e Pil, destinato a collocarsi ben al di sotto della soglia limite del 3 per cento. Lanalisi sul nostro Paese costituisce uno dei capitoli del World Economic Outlook, il rapporto annuale sulleconomia globale che sarà presentato ufficialmente mercoledì prossimo, ma di cui ieri sono stati già anticipati i passi salienti. Rispetto alle proiezioni precedenti, il Fondo guidato da Rodrigo Rato ha corretto dal più 1,5% di febbraio all1,8% lespansione prevista per lanno in corso (per il 2008 lo sviluppo sarà compreso tra l1,7 e l1,8%).
Dunque, un leggero rallentamento se confrontato all1,9% registrato nel 2006 che si accompagna anche a una valutazione più cauta rispetto al 2% dellultima stima governativa. Se sarà confermata, la proiezione del Fmi collocherebbe la penisola al di sotto della media comunitaria (più 2,3% in ciascuno dei due anni presi in considerazione). Un risultato più modesto imputabile con buona probabilità ai problemi di perdita di competitività, di rigidità strutturali e di specializzazione in settori industriali a basso valore aggiunto già indicati dal Fondo nellultima missione italiana come i punti deboli del nostro sistema. Queste fragilità si traducono, infatti, nellassenza di miglioramenti nella bilancia delle partite correnti, dove il deficit resterà invariato questanno al 2,2% del Pil.
Pur crescendo meno dellEuropa, lItalia riuscirà tuttavia a correggere il rapporto tra disavanzo e Pil dal 4,4% del 2006 al 2,2% (il Fondo non dice però se la percentuale comprende anche gli 8-10 miliardi di euro di maggiori entrate che il governo intende utilizzare per risurre il passivo), allontanandosi dunque dalla soglia di rischio del 3% definita nel Patto di stabilità, e anche a ridurre la percentuale di debito sul Pil dal 105,6% dello scorso anno al 104,8%, con una tendenza destinata a proseguire anche nel 2008 (104,1%) e almeno fino al 2012 (101,8%).
Italia a parte, il capitolo forse più importante dellOutlook riguarda il sorpasso effettuato dalla euro zona nei confronti degli Stati Uniti, dove la crescita non dovrebbe superare questanno il 2,2% (3,3% nel 2006), per poi risalire nel 2008 al 3%. Gli economisti di Washington escludono, quindi, larrivo di una recessione negli Usa, ma mettono in evidenza una forte decelerazione delleconomia con possibili riflessi sulle future decisioni di politica monetaria della Federal reserve.
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