Alla più importante riunione dei cardiologi statunitensi, l'American Heart Association, da poco conclusasi a Dallas, sono stati presentati i risultati dello studio clinico Minerva. Dimostrano la possibilità di ridurre del 61% la fibrillazione atriale, una anomalia del ritmo cardiaco: il sangue, non pompato più correttamente, ristagna all'interno delle camere superiori del cuore (gli atri), favorendo la formazione di trombi che, se entrano nel circolo sanguigno, possono arrivare al cervello e provocare un ictus cerebrale. Attualmente si stima che in Europa oltre 6 milioni di persone sono affetti da questa patologia, anche se ci si aspetta un'ulteriore crescita per l'invecchiamento della popolazione. Circa il 25% dei pazienti hanno una fibrillazione atriale al momento dell'impianto di pacemaker e circa il 25% dei pazienti sviluppa questa patologia tra quelli che non l'avevano. Con lo studio Minerva i ricercatori hanno evidenziato che i pacemaker Medtronic dotati di caratteristiche avanzate di stimolazione sono in grado di ridurre del 26% l'incidenza di mortalità, di ospedalizzazione per cause cardiovascolari o di FA permanente a due anni, rispetto ai dispositivi pacemaker standard (endpoint primario dello studio). Inoltre è stato notato che gli effetti più evidenti sono stati un notevole rallentamento della progressione della malattia atriale verso le forme permanenti, con una diminuzione del rischio relativo del 61% a due anni, e la diminuzione del numero di pazienti con episodi di fibrillazione di durata maggiore e di forme persistenti.
Lo studio Minerva ha coinvolto 63 ospedali in Europa, Medio Oriente e Asia di cui 24 solo in Italia, per un totale di 1.166 pazienti. In Italia, oltre all'Azienda ospedaliera Careggi di Firenze e al Policlinico Sant'Orsola-Malpighi di Bologna, hanno contribuito molti centri cardiologici tra cui l'ospedale civile Mazzini di Teramo, l'ospedale San Filippo Neri di Roma e l'ospedale Maggiore di Crema. I pazienti arruolati avevano l'indicazione all'impianto di un pacemaker bicamerale e precedente riscontro di tachiaritmie atriali.
«Il nostro studio è il primo a dimostrare che i pacemaker dotati di algoritmi avanzati di stimolazione sono in grado di rendere più lenta l'evoluzione di una patologia pericolosa come la fibrillazione atriale, la cui presenza è associata a un maggior rischio di scompenso cardiaco, ictus e morte», ha dichiarato il professor Luigi Padeletti, ordinario di cardiologia presso l'università di Firenze e principale investigatore dello studio. «Evitando la progressione verso le fibrillazione striale di lunga durata diminuisce il rischio per il paziente di sviluppare patologie pericolose».
Il professor Giuseppe Boriani, dell'Istituto di cardiologia dell'università di Bologna, che ha presentato, come principale autore, lo studio al congresso dell'AHA, ha illustrato come «l'utilizzo dei sistemi avanzati di stimolazione cardiaca determina un beneficio clinico ritardando la progressione di questa aritmia e la ricaduta positiva sui costi sanitar. I risultati sono molto importanti dal punto di vista clinico e le linee guida delle Società scientifiche dovrebbero essere aggiornate sulla base di queste stringenti evidenze».
Lo studio Minerva ha valutato gli effetti di tre algoritmi di stimolazione:Sistema con algoritmo per la stimolazione ventricolare solo se necessaria (Mpv, Minimal Ventricular Pacing), che riduce i pericoli associati ad una stimolazione non necessaria del ventricolo destro; Sistema con 3 algoritmi per contrastare il verificarsi di potenziali eventi di tachiaritmia atriale; Sistema con algoritmo per l'interruzione delle tachiaritmie atriali regolari .
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