Politica

Follini fa l’offeso: «Non siamo doppiogiochisti»

Baccini: «Piano con gli inviti ad andarsene, c’è chi potrebbe farlo...»

Francesca Angeli

da Roma

Pedanti, austeri, seccatori va bene. Persino antipatici. Ma traditori no. E anche il gelido Marco Follini avvampa. Il leader dell’Udc ha avuto un pessimo risveglio. Le dichiarazioni di Silvio Berlusconi sulla possibilità che qualcuno dei suoi alleati passi nel campo opposto «offrendosi al vincitore» lo mandano su tutte le furie.
«L’evocazione di doppigiochi, tradimenti e passaggi di campo nei confronti di un partito coerente e sicuro come l’Udc è semplicemente miserevole - detta in un nota Follini seccatissimo -. Ci aspettiamo dal presidente del Consiglio una smentita chiara e netta».
Insomma, finché si parla di dissidi all’interno della Casa delle libertà l’Udc cavalca volentieri la tigre. È la prima ad evidenziare che i problemi ci sono e i rapporti di forza tra gli alleati vanno rivisti e a tutto vantaggio del centro.
Ma l’accusa di essere dei potenziali voltagabbana non la digeriscono proprio. E se l’obiettivo di Follini era quello di ottenere dal premier un attestato, almeno formale, di credito alla sua lealtà quell’obiettivo è raggiunto. Poche ore dopo la sfuriata del leader Udc arriva l’errata corrige del portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti. «Nessuno in Forza Italia, tantomeno il presidente del Consiglio Berlusconi, ha pronunciato parole legate al concetto di tradimento o di traditore nei confronti dei nostri alleati», scrive.
Dunque l’incendio d’agosto, dopo aver raggiunto il calor bianco, si smorza. Alla smentita di Bonaiuti non fa seguito una nuova nota ufficiale, ma da via Due macelli fanno sapere che Follini si ritiene soddisfatto. Lieto che la sua richiesta non sia caduta nel vuoto. In sostanza, i nodi politici restano tutti sul tappeto, ma almeno la smentita di Bonaiuti «sana l’offesa» e disinquina il clima all’interno della Cdl, già sufficientemente avvelenato dalle ininterrote polemiche dei giorni scorsi.
E dire che Follini aveva deciso che questo era proprio il momento giusto per tacere e lasciare tutto il pulpito a Pierferdinando Casini, seriamente impegnato a convincere Silvio Berlusconi a farsi da parte per evitare la sconfitta del centrodestra alle prossime elezioni. Tra Follini e il premier non è mai scoccata la scintilla della simpatia e non è un mistero che Berlusconi non abbia mai trovato l’affiatamento con con l’ex diccì. Dunque, dopo l’affondo tirato da Follini al congresso nazionale in luglio il segretario aveva diradato le sue dichiarazioni. Meglio mandare avanti il presidente della Camera che, invece, anche se tra alti e bassi, con Berlusconi in passato aveva avuto ottimi rapporti. Pare però che lo stillicidio di dichiarazioni critiche da parte del presidente della Camera abbia finito per invelenire troppo il clima, rendendo ancor più sospettoso il premier che sarebbe stato messo in guardia anche da alcuni suoi fedelissimi sulla possibilità di un voltafaccia dei centristi. La Lega poi le sue accuse contro l’Udc le ha sempre scagliate alla luce del sole. Il ministro del Welfare, Roberto Maroni, ha parlato più volte di un progetto di Casini di costituire un grande centro dopo aver fatto fuori Berlusconi.
Ed è abbastanza inevitabile che i sospetti vengano alimentati dalle dichiarazioni di altri esponenti di spicco dell’Udc. Il ministro della Funzione Pubblica, Mario Baccini, ad esempio, che per primo ha ipotizzato la possibilità che l’Udc corra da sola alle prossime elezioni se non dovesse arrivare quel segnale di «discontinuità» tanto richiesto dal centro. Baccini, che sembra pronto a sfidare il sindaco Veltroni nella corsa per il Campidoglio, ancora una volta insiste sulla necessità di costruire subito un grande partito popolare. O Berlusconi e gli altri alleati accettano di costruire «un modello di centrodestra diverso», ovvero un partito di moderati ispirato al Partito popolare europeo, affiancato alla Lega da un’alleanza «tecnica», oppure l’Udc quel progetto lo porterà avanti da solo. Insomma, come già aveva fatto Casini, anche Baccini chiede al premier di andarci piano con gli inviti ad andarsene perché qualcuno quell’invito potrebbe accettarlo.

E se la Lega offre pieno sostegno a Berlusconi in piena polemica con l’Udc, i centristi trovano una sponda nel ministro dell’Agricoltura, Gianni Alemanno che esprime «solidarietà agli amici dell’Udc», considerati «una componente essenziale di questa maggioranza», augurandosi che «ad inizio settembre ci sia un chiarimento nel centrodestra».

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