Una fondazione salverà il Leonka

Gianandrea Zagato

«Quando tutto sarà regolare nessuno potrà più attaccarsi all’illegalità del centro sociale». Parola di Vittorio Sgarbi che sull’affaire Leoncavallo segue la traccia segnata dall’assessore Giovanni Terzi: gli occupanti abusivi di via Watteau devono trovare un accordo con la famiglia Cabassi, proprietà dell’area, costituire una Fondazione e quindi attraverso questa Fondazione pagare regolarmente l’affitto di quei quattordicimila metri quadrati.
«È la strada scelta per mettere a tacere le lamentele di An» rimarca il critico d’arte, che ammette di «capire, ad esempio, il sindaco Letizia Moratti, mai sfiorata neppure da un avviso di garanzia, che vede l’illegalità come la peste». Regolarizzazione sperata dai leoncavallini esclusivamente con una «via d’uscita politica».

Altrimenti? La risposta la dà Umberto Gay, storico rappresentante della sinistra milanese: «Chi mette il bastone fra le ruote al progetto dell’assessore Terzi e sceglie quindi la strada dello sgombero si assume la responsabilità di sbattere in strada un centro sociale il cui ultimo atto di violenza - con bastoni e sassaiole - risale al settembre 1994. E rischia di far esplodere gli altri centri sociali che, logicamente, si sentirebbero nel mirino. Irresponsabile dunque riportare all’ indietro le lancette dell’orologio».

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