«Ford guadagna in Europa La crisi in Usa è lontana»

Il numero uno europeo Fleming: «Anche nel 2006 risultato positivo»

Enrico Artifoni

da Parigi

Ford è nei guai: chiude una fabbrica dopo l’altra, riduce la produzione, taglia nuovi posti di lavoro e vuole vendere i gioielli di famiglia. Sono diventate un ritornello, ormai, le difficoltà in cui l’azienda di Dearborn si dibatte da qualche anno. Senza trovare una via d’uscita, al punto che persino Bill Junior, l’ultimo rampollo della famiglia, dopo vari tentativi andati a vuoto ha deciso di farsi da parte per dare carta bianca ad Alan Mulally, il risanatore della Boeing.
Ripetere l’impresa anche nel Michigan, però, non sarà facile. Da subito, comunque, il nuovo responsabile del gruppo può contare su un pezzo di Ford che va bene, nonostante tutto: la filiale europea guidata da John Fleming. Negli ultimi due anni Ford Europa è infatti tornata a fare profitti, seppure in misura modesta.
Mister Fleming, riuscirete a chiudere in nero anche il 2006?
«Nel primo semestre abbiamo guadagnato 154 milioni. Nel secondo prevediamo un rallentamento, ma confidiamo in un risultato finale positivo. Più che alle quote di mercato puntiamo alla redditività».
Ford Europa cammina, mentre la casa madre è nei guai. Perché questa differenza?
«Negli ultimi anni Ford Europe ha lavorato molto sui costi. Abbiamo tagliato un quarto dei posti, non solo tra gli operai ma anche tra i colletti bianchi, mantenendo stabile a 47 anni l’età media degli addetti. Inoltre abbiamo investito molto per rendere più flessibile la nostra produzione. Un buon esempio è la fabbrica totalmente rinnovata di Genk, in Belgio. A seconda della domanda, la produzione può variare, privilegiando i modelli più richiesti».
La situazione a Dearborn può creare problemi al di qua dell’Atlantico?
«In termini di vendite, no. Riusciamo a tenere le posizioni grazie alla validità dei nostri prodotti e all’immagine di marca che abbiamo consolidato nel tempo. Il piano di ristrutturazione, quindi, non dovrebbe toccare le fabbriche europee».
Pensate, per contro, di lanciare negli Usa qualche modello prodotto in Europa?
«Una piccola come la Fiesta, forse. Non è escluso».
Come procede l’alleanza con Fiat per la 500 e la nuova Ka?
«Siamo molto contenti.

Una partnership per produrre vetture della parte bassa del mercato era d’obbligo, perché i costi di industrializzazione sono alti. Fiat ha molta esperienza nelle piccole. E al nostro modello darà anche i suoi motori Diesel».

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