Milano - La prima conferma arriva dall’ex magistrato Ferdinando Imposimato: «Clementina Forleo mi ha parlato di cose abbastanza serie e preoccupanti, per cui credo si tratti di pressioni che lei ha subito per la sua attività di magistrato impegnato nell’inchiesta che riguardava le scalate».
Dunque, Imposimato dà spessore alle rivelazioni del Giornale: nella scorsa primavera un «soggetto istituzionale» contattò la Forleo, in quel momento alle prese con il delicatissimo fascicolo relativo alla scalata di Unipol a Bnl, e le suggerì di non depositare le intercettazioni telefoniche che coinvolgevano Massimo D’Alema. Di più, questa persona fece capire al magistrato milanese che la mossa sarebbe stata legittima per la farraginosità della norma, mal scritta, e per il fatto che non esistevano i brogliacci ma solo le bobine contenenti le conversazioni dei parlamentari ascoltati nell’indagine: tre appartenenti al centrosinistra ed altrettanti al centrodestra.
Sul punto la Forleo ha annunciato una denuncia in coda all’esposto firmato il 24 ottobre scorso al Nucleo operativo dei carabinieri di Milano. Intanto, il gip milanese invia una lettera in cui mette nero su bianco il suo no definitivo alla tutela: «La scorta non mi serve poiché le minacce non provengono dalla piazza ma da ambienti istituzionali - scrive al prefetto Gianvalerio Lombardi - per me la scorta non è avere un taxi gratuito, non voglio che si spendano soldi inutili, perché dall’Arma mi arrivano tentativi di denigrazione».
Poi, a rimarcare la lontananza, il giudice precisa: la sua indignazione non è rivolta ai ragazzi delle scorte, ma «ai vertici dei carabinieri». Il motivo? La Forleo avrebbe atteso invano un qualche «riscontro» alle denunce sulle minacce ricevute dai suoi genitori nel 2005, proprio nel periodo in cui aveva cominciato ad occuparsi di Unipol. Purtroppo, proprio nell’estate del 2005 il papà e la mamma del magistrato morirono in un incidente in Puglia, ma il il gip ci tiene a tenere divisi gli eventi: un conto sono le telefonate, mute, l’incendio che devastò la proprietà di famiglia, alcuni episodi inquietanti, altra cosa è quella tragedia personale. «L’incidente fu una fatalità - spiega - non ho dubbi in merito, mio marito guidava l’automobile nella quale erano seduti mamma e papà, ma i carabinieri avrebbero dovuto indagare sulle minacce ricevute dai miei familiari e non l’hanno fatto». Di più: il giudice fa sapere che querelerà chi ha detto il contrario a un quotidiano.
In ogni caso, Clementina Forleo assicura che non lascerà la trincea della legalità: «Spero di poter lavorare come prima e più di prima». Silenzio, invece, sulle rivelazioni del Giornale: «Episodi - si legge nella memoria del 24 ottobre - verosimilmente connessi all’indagine concernente la scalata Unipol a Bnl». La Forleo si è riservata di dettagliarli nei prossimi giorni.
Il parlamentare Ds Peppino Caldarola si augura al più presto un chiarimento: «Non c’è in questo Paese un’autorità che chiami la Forleo e le faccia mettere nero su bianco i suoi sospetti? Sempre in mezzo ai veleni dobbiamo stare?». Oggi la Forleo avrà una prima risposta: il Comitato per l’ordine e la sicurezza si riunirà in prefettura per valutare il suo no alla scorta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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