nostro inviato a Parigi
Lacrime e rabbia tra i lavoratori dello scalo di Malpensa dove il (centro)sinistro governo Prodi e Alitalia da oggi tagliano due terzi dei voli. Pioggia da giorni a Parigi dove all'ora del tè si assegna l'Expo universale del 2015. Un «pasticcino» che per Milano potrebbe significare una affare da 20 miliardi di euro e 70mila posti di lavoro. Oltre a 181 espositori già prenotati e 30 milioni di visitatori ai quali andrebbe spiegato che senso abbia per la compagnia di bandiera chiudere un hub nell'area più industrializzata del Paese. E magari come raggiungere Milano e la Lombardia senza dover fare mille scali. Questa è l'Italia dove chi è al fronte con davanti i turchi può anche avere la spiacevole sensazione che qualcuno alle spalle (che dovrebbe essere amico) stia facendo crollare i ponti. «Con Prodi teniamo separati i due dossier, Malpensa dall'Expo», ha ripetuto paziente nei giorni scorsi il sindaco Letizia Moratti da settimane in terra di Francia per una full immersion diplomatica a caccia degli ultimi consensi. O, meglio, a difendere dagli attacchi di Smirne quelli già conquistati, visto che dal suo quartier generale assicurano che i punti di vantaggio per Milano sarebbero «più di dieci, meno di venti». Il tutto dopo aver fatto la tara, visto che il voto è segreto, su almeno «dieci franchi tiratori» pronti a tradire gli impegni presi.
Ieri c'è stata la risposta di Milano alle libagioni dei turchi a base di kebab che vanno avanti da giorni e ai manifesti pubblicitari per due milioni di euro che tappezzano Parigi: una serata all'Opéra con il concerto di Elisa, la sfilata delle modelle in abiti Ferré, le Ferrari e i marchi più prestigiosi del buon gusto made in Italy. Oggi invece, prima del voto, con diretta tivù in Italia c'è il faccia a faccia decisivo e la discesa in campo delle grandi firme. A partire dal premio Nobel Al Gore oggi ambientalista duro e puro, Jacques Attali presidente dell'organizzazione non-profit per il microcredito PlaNet Finance, l'architetto Daniel Libeskind e il calciatore Clarence Seedorf, il calciatore rossonero che per una volta giocherà con la casacca della famiglia Moratti. E poi la stella Youssou N'Dour che canterà Birima, il suo inno al progetto Africa Works a favore dell'imprenditoria dei Paesi in via di sviluppo. Un sigillo all'appoggio dato a Milano da quasi tutta l'Africa sub-sahariana. Alla faccia dell'ostilità di parte dell'Europa guidata dalla Germania. A chiudere i trenta minuti della presentazione prevista dal rigidissimo protocollo ufficiale del Bureau international des expositions, la voce di Andrea Bocelli accompagnato da cinquanta bambini del coro dell'Antoniano con maglietta bianca e il logo con l'uomo rinascimentale di Leonardo da Vinci. Because we believe, perché ci crediamo è la canzone che fa tanto campagna presidenziale americana ed è stata scritta pensando al tema proposto nella candidatura, «Nutrire il pianeta, energia per la vita».
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