Formigoni difende la sua sanità: «Sprechi? Non siamo comunisti»

La sanità lombarda nel mirino della Guardia di finanza. Più che un’indagine vera e propria si tratta di un controllo su larga scala tracciato dal comando centrale per verificare eventuali sprechi di denaro pubblico nella gestione della distribuzione dei farmaci. L’azione di indagine amministrativa è stata comunque accolta dal Pirellone come una doccia fredda, suscitando stupore e un pizzico di incredulità. Soprattutto se la Corte dei conti dovesse alla fine contestare un danno erariale di svariate centinaia di milioni di euro. Le ispezioni? «Una cosa ben strana - replica il governatore Roberto Formigoni - ma lo spreco di denaro pubblico ipotizzato è tutto da dimostrare».
Nell’occhio del ciclone ci sarebbe la cosiddetta distribuzione di farmaci per pazienti cronici attuata dalle farmacie per conto delle Asl. Di fatto questa procedura non rappresenta in sé un illecito, dato che la legge 405 del 2001 ammette che le pratiche di distribuzione di particolari medicinali possono avvenire, a discrezione dell’ente amministrativo, seguendo un doppio canale: la via ambulatoriale ospedaliera, o comunque ospitata in una struttura Asl, oppure la farmacia. E non è detto a priori che la via ospedaliera sia la più conveniente.
«Il bilancio della Lombardia è in pareggio - insiste Formigoni -. Questo è l’unico obbligo costituzionalmente previsto e noi lo rispettiamo. Poi, all’interno dei nostri conti, possiamo decidere se spendere un euro in più in un determinato comparto e recuperare questi fondi riducendo la spesa in altri settori». Inoltre, «la distribuzione diretta attraverso Asl e ospedali costa meno di quella effettuata attraverso le farmacie. Noi, comunque, guardiamo alle esigenze dei cittadini. E non riteniamo di doverli obbligare ad affrontare code nelle Asl e negli ospedali per ritirare i farmaci. Si tratta spesso di cittadini anziani e molto malati. Non siamo comunisti o statalisti: questo dico a chi ha ordinato le ispezioni. Proseguiremo sereni e convinti. Noi lasciamo la libertà di scegliere e, se questo ci costasse di più, noi privilegeremmo comunque i nostri cittadini».
Spostare la distribuzione di farmaci particolari solo nelle strutture Asl comunque porrebbe problemi logistici non da poco. Attualmente è possibile ritirare i medicinali anche nella fase clinica di «follow up», ovvero presso gli ambulatori al momento delle visite di controllo. Prendiamo però ad esempio la situazione di un diabetico. Come sarebbe possibile rifornirlo in fase ambulatoriale di tutta l’insulina necessaria a coprire il lasso di tempo tra una visita e l’altra? Sarebbe chiaramente impossibile. Inoltre, dal Pirellone fanno sapere che l’attivazione di centri di distribuzione farmaceutica all’interno delle Asl avrebbe dei costi notevoli, dato che sarebbe comunque richiesta la presenza di un farmacista. Considerando che non tutte le strutture al momento sono attrezzate per far fronte a questa esigenza, gli investimenti economici e i costi sociali da sostenere sarebbero notevoli. La modalità del doppio canale distributivo resta quindi la via più economica da seguire se paragonata alla normale erogazione di prodotti farmaceutici mediante l’impegnativa compilata dal medico.


In una nota dell’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco) del 25 novembre del 2004 viene definito l’elenco dei farmaci che devono essere soggetti a distribuzione e in particolar modo, si fa riferimento alle modalità con cui l’operazione deve avvenire seguendo la norma del doppio canale. Caposaldo della comunicazione è proprio quello di andare incontro alle esigenze del paziente ed è chiaro che il circuito farmaceutico è volto in quella direzione.

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