Formigoni: «Per salvare Malpensa disposti a ridurre i voli da Linate»

La ricetta del presidente per gli scali: «Meno decolli da Milano per le capitali europee in cambio di rotte intercontinentali nell’hub varesino»

nostro inviato a Cernobbio
La salvezza di Malpensa passa anche attraverso un ridimensionamento di Linate. Roberto Formigoni, dal workshop Ambrosetti di Cernobbio, lancia la sua ricetta per il futuro dello scalo milanese, che somiglia da vicino al ruolo dell’aeroporto di London City: «Chiudere Linate non ha senso. Con il sindaco, Letizia Moratti, siamo disposti a diminuire i voli, così da limitare quelli diretti nei grandi hub europei come Londra, Parigi e Francoforte. In cambio chiediamo un aumento delle rotte intercontinentali da Malpensa». Ogni anno quasi un milione e settecentomila passeggeri (1.683.572, in base ai dati Enac del 2006) usa Linate per voli da e verso i grandi centri europei. Un movimento che agevola la capacità delle compagnie straniere di catturare passeggeri italiani e imbarcarli sui propri voli intercontinentali.
Il governatore invita la Sea, la società di gestione degli aeroporti, a impegnarsi di più in questa direzione: «Sea sta investendo ma deve ulteriormente migliorare i margini di efficienza di Linate». Un obiettivo che, secondo Formigoni, si ottiene «con la liberalizzazione dei voli Milano-Roma» e con «un potenziamento delle infrastrutture, a partire dalla Tav e dal collegamento ferroviario diretto tra Linate e Malpensa». Obiettivo, quest’ultimo, a cui il Pirellone sta lavorando insieme con il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, che proprio come Formigoni lo ritiene una priorità.
Formigoni insiste sul fatto che Alitalia non può pensare di abbandonare Malpensa e tenersi «la gallina dalle uova d’oro del Roma-Milano». La tratta Linate-Fiumicino è una delle più frequentate in Europa e la più redditizia in assoluto per Alitalia. Secondo i dati Iccsai (l’International Center for Competitiveness Studies in the Aviation Industry) il 74 per cento del traffico gestito da Linate nel 2006 è stato di tipo domestico, mentre Londra e Parigi sono le destinazioni continentali più frequentate e questo è dovuto anche al fatto che Easy Jet, vettore low cost, usa Linate come una delle sue basi in Italia.
Il progetto Formigoni non piace però alla Sea. Il presidente, Giuseppe Bonomi, attacca: «È vero che ci sono fughe consistenti di passeggeri verso altri hub e quindi altre compagnie d’Europa, ma Linate gioca una parte minima. Credo che ormai i buoi siano scappati. Siamo in un momento diverso da quello precedente alla nascita di Malpensa come hub, quando il timore era che Linate cannibalizzasse lo scalo varesino. In realtà è andata diversamente». In ogni caso, Bonomi rilancia la palla alla politica: «È il governo, di concerto con l’Unione europea, che può decidere la razionalizzazione di Linate. Serve una volontà politica forte e coesa dei vari livelli di governo. Rovesciare i termini del percorso è un errore colossale e una perdita di tempo enorme, esiziale in un momento come l’attuale. Non è un tema che può essere risolto da un’interlocuzione tra aziende. Per questo anche Alitalia sbaglia interlocutore».
È scontro anche con il ministro delle Attività produttive, Pierluigi Bersani. «Il Nord non insegua favole come quella su Malpensa.

Il 90 per cento dei passeggeri che partono da Malpensa vengono portati lì dal Sud mentre gli imprenditori del Nord partono da Linate, Bologna, Verona e Torino» l’attacco di Bersani. «Le sue fonti mi sembrano fonti assolutamente non serie» è la secca replica di Bonomi.

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