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La Formula 1 infettata dal virus del sorpasso

La Formula 1 infettata dal virus del sorpasso

Il Dio delle corse non ha tralascia­to alcun dettaglio. Si è premurato che nessuno potesse dire «massì, lo show visto in gara è tutto merito della piog­gia, delle safety car,di quell’errore com­messo da pinco e magari da palla...». No.Stavolta,in Canada,non è piovuto, stavolta gli incidenti non hanno provo­cato detritame vario a intasare la pista. Nessuno potrà sfoderare scuse e argo­menti per dire che la Formula 1, senza imprevisti, resta Formula noia. A me­no che non si voglia ascrivere alla voce “imprevisti”le due tipologie di gomme portate dalla Bridgestone. Certo, se i tecnici giapponesi avessero puntato su due mescole più durette, nei primi giri, con le monoposto cariche come otri di benza, non avremmo assistito al­lo squagliarsi eccessivo dei polimeri. In verità è la F1 ad essere cambiata e non solo con interventi esogeni poco carini come l’obbligo di calzare due ti­pi di gomme completamente diversi durante la corsa. Il più è merito del nuo­vo grasso punteggio e del divieto di ri­fornimento. I ragazzi si sono presi il lo­ro tempo per capire, ma giusto dopo un paio di gare coloro che, in Bahrein, avevano frettolosamente puntato il di­to­contro l’ennesima versione della for­mula noia - guarda caso poco dopo che il rientrante kaiser Schumi aveva espresso teutonici sbadigli per la corsa - hanno dovuto rinfoderare dita e criti­che. Dall’Australia in poi, fra pioggia, errori di strategia ai box, di pilotaggio e guasti tecnici (vedi la Rossa che, in qua­­lifica, manda in pista tardi i suoi, vedi i problemi del povero Vettel o il pastic­cio di Alonso al semaforo del Gp cine­se), quello che sta andando in scena è un gran mondiale fatto di uomini e non solo pistoni e calcoli. Perché errori e pasticci fanno parte dello sport e in F1 sono tornati in versione extra large. Negli ultimi anni, un decennio alme­no, la F1 era stata invece quella delle soste e del rifornimento e dei sorpassi ai box e dei calcoli per capire che man­tenendo quel ritmo per 13 virgola 5 giri e dividendo il tutto per 7 e moltiplican­do per la radice quadrata di mille, ec­co, dopo il rifornimento, il pilota in que­stione sarebbe ritornato trionfalmente in pista davanti ai rivali. No. Stavolta può ancora succedere, ma i calcoli sono molto più semplici perché non c’è più il rifornimento di mezzo, sono così semplici che basta un gruppo di meccanici più lesto nel cambiar gomme (quelli della Rossa do­menica) e Alonso che era dietro si ritro­va in pitlane accanto ad Hamilton. Suc­cede anche che per un quinto posto ci siano in palio 10 punti (quanto una vit­toria del passato) e che istintivamente tutti i piloti mettano l’anima per afferra­re punti e punticini. Non possono più contare sul rifornimento e due gocce più o meno di benza caricate per esse­re più o meno veloci del rivale. Per cui sono affamati e quando lo stomaco ur­­la, si raccolgono anche le briciole. Mas­sa ha tamponato Schumacher e Schu­macher ha frenato da furbo per man­darlo in crisi mentre domenica lottava­no per le briciole, mica il podio. Non sarebbe successo in passato, perché via radio qualcuno avrebbe sfornato l’algoritmo giusto e i piloti si sarebbero chetati in attesa del sorpasso ai box. Ammettiamolo: la F1 è stata colpita dal virus del sorpasso, un morbo che era stato debellato e finalmente è torna­to ( in Cina 62 in totale, 115 fra subiti ed effettuati). Un virus che si sta propagan­do a tal punto che, spesso, i piloti infetti non distinguono fra rivale e compa­gno di squadra e si sportellano che è un piacere. È successo alle due Red Bull in Turchia, ci hanno provato le due McLa­ren sempre in Turchia, ci sono quasi riusciti Alonso e Massa rientrando per il pit in Cina.

Fin qui aveva resistito kai­ser Schumi che sulla costanza del suo incredibile ritmo gara nella F1 algorit­mica non aveva quasi rivali. Ma dopo averlo visto con Buemi, Kubica, Massa a darsi ruotate per poche briciole, vuoi vedere che il virus ha contagiato anche lui?

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