Il Foro e il Palatino riaprono al pubblico

RAPPORTO Trentuno milioni per 73 interventi sul patrimonio archeologico, di cui undici effettuati dalla Soprintendenza

Trentuno milioni e 500mila per 73 interventi complessivi, di cui 11 affrontati direttamente dalla Soprintendenza archeologica. Questi i numeri del secondo rapporto del commissario all’area archeologica centrale relativo agli interventi sul patrimonio archeologico capitolino. Un piano illustrato ieri da Roberto Cecchi alla presenza del sottosegretario ai beni culturali Francesco Giro, del soprintendente archeologico Giuseppe Proietti e dell’ex soprintendente Angelo Bottini.
Un «secondo rapporto che dà il senso delle cose realizzate da settembre a febbraio che rendiamo pubblico per dovere morale, soprattutto in caso di situazioni straordinarie come il commissariamento» dice Cecchi. Ecco, dunque, le prossime aperture a giugno del Foro Romano del Palatino e del Tempio di Venere e Roma. Rischia invece di slittare alla fine di ottobre la Casa delle Vestali. «Sicuramente entro l’anno - dice Pia Petrangeli - dipenderà dal tempo e dai lavori». Per la Domus tiberiana si tratta di un intervento strutturale più complesso che sarà articolato in tre fasi (da 300 mila euro, da 620mila e 1,3 milioni). «Una è già finita, l’altra da consegnare entro mese, l’ultima esiste e il progetto è in fase di affidamento - dice Petrangeli -. La Domus è un intervento strutturale nella parte più critica del Palatino su cui sono stati fatti studi geologici che hanno rivelato la situazioni più vulnerabile. La conclusione del cantiere è prevista per la fine del 2011».
Tra le novità sul Foro romano, l’apertura di nuovi servizi igienici a fine maggio al posto dei bagni chimici. È stata utilizzata una struttura precedente, vicino la Basilica Julia, presso l’Oratorio dei 40 Martiri. Sul fronte del progetto di fruizione si è lavorato per il progetto generale con Michele De Lucchi e per l’illuminazione con Piero Castiglioni. Protagonista, un’area archeologica che si traduce in chilometri di metri quadrati e migliaia di metri cubi di strutture che devono essere tenuti sotto controllo, «per cui non è sufficiente una manutenzione ordinaria - sottolinea Cecchi - sono dimensioni difficili da dominare sopratutto le Mura Aureliane e gli acquedotti. Di qui la scelta di «operare sugli interventi urgenti».
«Sul Colosseo in questa prima fase ci sono quattro interventi approvati e in fase di esecuzione, altri tre approvati - illustra Cecchi - sul Foro Romano e Palatino ci sono progetti in corso per 7,463 milioni di cui la Domus Tiberiana è la più costosa. Quattro sulla via Appia, tre sulla Flaminia, tre sugli Acquedotti. Ne mancano 18 da approvare e da mandare in appalto». Cecchi quindi entra nel dettaglio di alcuni punti più a rischio: «Per il Colosseo, i punti di criticità riguardano gli ipogei, per la frammentarietà delle strutture interrati per un millennio. La precarieà degli archi dove basta qualche gelata o pioggia in più per farli sparire. O nell’attico, a 40 metri dal piano di calpestio, che aveva risentito dal terremoto de L’Aquila». Di qui le indagini messe a punto per verificare il sottosuolo a ridosso del monumento per l’arrivo del cantiere della metro a 30 metri di profondità. «Da questi dati stratigrafici si vede che i piedi del Colosseo stanno su due piani geologici diversi, su una faglia che attraversa tutta la zona - avverte Cecchi -. Però abbiamo verificato che per il Palatino, possono creare problemi di stabilità solo i 40mila metri quadrati di aree scavate internamente, di cui non conosciamo la configurazione che possono procurare cedimenti». «Questo secondo rapporto si presenta come un avanzamento significativo rispetto al primo - commenta l’ex soprintendente archeologico Angelo Bottini -.

Si è passati da una fase in cui era in primo piano l’urgenza di interventi immediati, a una fase successiva in cui si è messo in campo un progetto generale di tutela che sostituisce un modello di comportamento tradizionale delle soprintendenze con un modello diverso. La sfida vera è quella di avere un ufficio in grado di agire secondo questo nuovo modello operativo. Spero che si trovino risorse necessarie per continuare l’opera intrapresa».

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