«Forse non voleva ammazzarla» Un incidente la coltellata a Lina?

IPOTESI Sotto minaccia della lama, si sarebbe alzata di scatto infilzandosi così il cuore

Potrebbe essere stato un «incidente» la morte di Pasqualina Labarbuta: aggredita e minacciata con un coltello, potrebbe avere avuto uno scatto improvviso facendo penetrare la lama nel petto. Questo spiegherebbe la reazione dell’assassino fuggito buttando l’arma in un cespuglio. Gli investigatori in una conferma dall’autopsia, ma i primi accertamenti del medico legale non sono riusciti a chiarire il mistero.
«Lina» Labarbuta, 37 anni, abitava in via Bisi Albini, traversa di viale Zara, con i tre figli dopo la separazione del marito, rimasto a vivere nel bresciano. E i figli erano la sua unica preoccupazione, per loro faceva tutto, si dannava, lavorava duro. Proprio l’altro giorno aveva iniziato un nuovo incarico: sostituire la custode ammalata di uno stabile di via Borsa, al Gallaratese. Concluso il turno mattutino si era spostata ai giardinetti di fronte al condominio per trascorrere la pausa pranzo, rilassandosi su una panchina. Qui poco dopo le 13 è stata raggiunta da un uomo tra i 35 e i 40, 1.70, pelle scura, felpa bianca e jeans. Un dialogo di pochi istanti, non si capisce cosa succeda, lei scatta in avanti tentando di rialzarsi e ripiomba trafitta al cuore da un coltello a scatto.
Si scava nella sua vita, ma non emergono «relazioni pericolose» che possano giustificare l’aggressione di un amante abbandonato o un corteggiatore respinto. L’ex compagno ha un alibi di ferro, si trovava a Brescia al momento del delitto, e non riesce a fornire spunti investigativi utili. Come pure i familiari della donna. Lei, alta, snella bionda, sembra avesse avuto recentemente un’altra relazione, ma anche questa pista non porterebbe molto lontano.
Calcolando che non c’è stato diverbio tra vittima e assassino, viene in mente l’attacco a freddo da parte di uno squilibrato che abbia colpito a caso. Tanto che la stessa polizia ha raccomandato massima attenzione alle donne del quartiere, anche se sembra un’ipotesi fantasiosa. Per questo gli investigatori non trascurano la possibilità di un evento accidentale. Lina potrebbe essere stata avvicinata da un rapinatore o da un maniaco sessuale che l’avrebbe minacciata puntandole la lama al petto. Lei, senza nemmeno capire cosa stesse succedendo, si sarebbe alzata di scatto facendo penetrare la lama nel petto.
A questo punto l’assassino, «rapinatore» o «bruto» che fosse, di fronte a un evento più grande di lui, sarebbe scappato. La polizia confidava nell’autopsia, ma purtroppo il tipo di lesione, un colpo in pieno il cuore, non ha permesso un’interpretazione così precisa.

Le indagini ora proseguono con i soliti mezzi: analisi del traffico telefonico e delle telecamere in zona, abbinate all’identificazione di tutti gli amici e conoscenti della vittima, nella speranza di trovare indizi utili da cui far partire la caccia all’assassino.

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