Con addosso l’ormai inseparabile giaccone nero con le effigi della marina russa regalatogli da Putin, Berlusconi entra all’hotel Vesuvio dal garage, evitando parlamentari e sostenitori campani che lo attendono nella hall. Segno che il Cavaliere non è propriamente di buon umore, causa - pare - una chiacchierata all’aeroporto di Ciampino con Letta sull’inchiesta di Trani che, evidentemente, preannuncia altre sorprese. Tant’è che a differenza del solito, nelle quasi due ore passate in albergo preferisce non incontrare nessuno - a parte Stefano Caldoro - e concedersi un po’ di riposo. L’umore non migliora quando sotto il palco del padiglione 6 della Mostra d’Oltremare di Napoli Nicola Cosentino gli mette sotto il naso il BlackBerry di un suo collaboratore su cui campeggia un eloquente sms: «Bocchino si è messo a fare le foto dal fondo della sala solo degli spazi vuoti e poi le ha inviate. Avvisa. Ciao». Il Cavaliere scuote la testa e inizia a tamburellare nervosamente le dita sul palco, perché è chiaro che anche lui di questa situazione non ne può più.
Tra il finiano Italo Bocchino (nella foto) e il coordinatore regionale del Pdl Cosentino, infatti, il braccio di ferro va avanti da tempo. E ha avuto il suo culmine nella scelta di candidare Caldoro alla presidenza della Regione. Un nome fortemente voluto dal braccio destro di Fini, con Cosentino - appoggiato dal resto del partito campano anche in un’accesa riunione a Palazzo Grazioli - che alla fine è stato costretto a fare un passo indietro solo dopo che nel pieno del battage candidature è stato indagato per presunti rapporti con i Casalesi. Lo strascico qualche settimana fa, quando Berlusconi ha ricevuto una pletora di deputati campani nella sala del governo di Montecitorio e si è dovuto sorbire una sequela di lamentele proprio su Bocchino. Che - era il succo delle doglianze - non si accontenta di aver portato a casa il «suo» candidato e continua a fare la guerra a Cosentino, tanto che è stato lui a formalizzare l’intesa con l’Udc (che il coordinatore campano, arrivato anche alla soglia delle dimissioni, non gradiva affatto).
A Napoli, insomma, va in scena il dualismo irrisolto tra ex Fi e ex An di cui si parla da mesi. Col partito dilaniato da guerre intestine se in sala Bocchino deve sentirsi urlare contro che è un «traditore». Non è dato sapere se davvero abbia fatto le foto «solo degli spazi vuoti», di certo è questa la convinzione di tutti o quasi i dirigenti campani. Edmondo Cirielli, presidente della provincia di Salerno, Luigi Cesaro, presidente della provincia di Napoli e i parlamentari Nicola Formichella, Vincenzo Nespoli e Pasquale Viespoli fanno capannello dietro il palco e puntano il dito contro il finiano di ferro: «Tutta colpa di Bocchino, in verità qui eravamo più di 5mila persone».
Guerra che non si limita alla ragion politica se Alessandra Mussolini va su tutte le furie perché Mara Carfagna sta parlando col premier e lei no. Al punto che quando le dicono che può passare anche lei nel retropalco, preferisce andarsene.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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