Perdere fa male, ma può essere sopportabile. Ma perdere a casa propria, a onor del vero, brucia. E invece, come temeva, anche Ferrara, la sua Ferrara, roccaforte rossa da 63 anni, alla fine ha tradito il segretario del Pd Dario Franceschini. E per ben due volte: va infatti al ballottaggio il candidato sindaco democratico Tiziano Tagliani, avvocato ex Margherita e genero del pluri-ministro democristiano Nino Cristofori; e dovrà affrontare lo spareggio per un soffio - si è fermata al 49,7 per cento - pure Marcella Zappaterra, la candidata del centrosinistra alla presidenza della Provincia.
Una doppia débâcle, per il leader del Pd. Uno smacco personale, prima ancora che per il partito. Uno schiaffo che però era nellaria. Da settimane i sondaggi dicevano che no, quellavvocato superprotetto da Franceschini e «bianco» come lui non ce lavrebbe fatta. Solo il 48%, anche scarso diceva Ipsos il 18 maggio. Una previsione confermata ieri dai dati: Tagliani al 45,8 (157 sezioni su 159), il candidato Pdl Giorgio Dragotto al 25,5.
Quasi una maledizione, per il leader del Pd, quella della sconfitta nella sua città. Un colpo certo non facile da digerire, considerato che al di là dellesultanza per il mancato tracollo il meno 7 punti del Pd peserà eccome allatto della resa dei conti in sede congressuale. A rendere ancora più cocente il peso delloccasione mancata, il ballottaggio alla Provincia.
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