Francesco Dachtera

Era un sacerdote polacco di trentaquattro anni, prefetto degli studi nel seminario di Bydgoszcz, in diocesi di Gniezno. Ordinato sacerdote nel 1932, di anni ne aveva ventinove quando, nel 1939, venne arrestato dalla Gestapo. Deportato nel famigerato lager di Dachau, ci rimase fino al 1944. In quell’anno, ormai ridotto al lumicino, fu assegnato alla sezione “esperimenti medici”, dalla quale uscì cadavere. È un altro di quei cento e otto martiri polacchi del nazismo beatificati in blocco nel 1999. Marx diceva - lo sanno tutti - che la religione è l’oppio dei popoli. E va sostituita con l’ideologia. Solo che, almeno per quanto riguarda il cristianesimo, è un “oppio” che ti costringe a occuparti delle sofferenze (altrui) presenti. Sì, certo, con lo sguardo rivolto al cielo; ma è un cielo in cui non entra chi non si è dato da fare qui e adesso. Invece, l’ideologia si occupa solo del futuro, al quale sacrifica il presente (altrui). Si proclama concreta e non “alienante”, attenta ai bisogni del popolo (anzi, delle masse): mica “astratta” come la religione. Epperò, quando hai fame non ti mette in mano un pane, bensì una tessera di partito. Non predica l’amore, figurarsi, ma l’odio, l’opposizione, la lotta, la rivendicazione. Il suo tempo è il futuro, mai il presente. Se ti azzardi a farle notare qualche incoerenza o errore o contraddizione, non confuta ma ritorce l’accusa rinfacciandoti il (presunto) passato. Di quest’ultimo si impadronisce alla prima occasione, e lo signoreggia. Così, ti costringe a vivere in due tempi che non esistono: il passato e il futuro. Geniale. www.

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