Onorevole Francesco Storace, la solita pecora nera. Tutti commossi per la morte di Scalfaro, e lei invece ne ricorda la «faziosità».
«Ebbi, da presidente della Vigilanza, un rapporto intenso con lui. Debbo ammettere che era una persona scevra da pregiudizi. Ma pure con tutto il rispetto e il cordoglio per la scomparsa, penso che si possa pur esprimere un giudizio su come esercitò le funzioni di presidente della Repubblica».
Ancora la storia del «ribaltone».
«Resterà come una macchia. La vissi da vicino, da portavoce di Fini».
Fini lo ricorda come «padre della Repubblica, di cui l’Italia sentirà la mancanza».
«Romperei l’incantesimo se dicessi quel che diceva Fini di Scalfaro...».
Non era il solo. Oggi tutti commossi. Duole dirlo: molti lavoravano gomito a gomito con lei.
«Urlavano in aula accanto a me, oggi piangono Scalfaro difensore della Costituzione. È incredibile, se non lo trovassi vomitevole».
Sarà lo spirito patrio.
«Piuttosto spiritosi che non fanno ridere».
Alemanno, il coraggio del mea culpa.
«Lo dico anch’io: ma con che coraggio... Fini e Schifani hanno l’attenuante del pulpito istituzionale. Ma lui avrebbe dovuto rappresentare pure la sua parte. Comincia a scocciare».
Eravate legatissimi. Come spiega la metamorfosi? A che mira?
«Mira a perde. Il potere è una droga, ma fare il sindaco non è cosa di tutti. Scimmiotta la sinistra, ma ogni giorno perde migliaia e migliaia di elettori di destra. Tra lui e Zingaretti non c’è differenza».
Torni a Scalfaro: ha detto di non ricordare presidente «peggiore» di lui. Che caduta di stile.
«Guardi, personalmente i nostri rapporti erano buoni. Era una persona capace e ricordo che una volta scrisse una lettera che fece molto rumore, per difendere una mia interpretazione sulla par condicio attaccata ferocemente dalla sinistra».
Dunque, uomo integro. Perché secondo lei si lasciò sedurre dal ribaltone?
«Credo che sentisse sulle sue spalle la necessità di recidere l’«anomalia» italiana, il primo governo Berlusconi. E non esitò a tradire la sovranità popolare».
C’è chi dice: come oggi.
«Solo che Napolitano ha dato il via libera a Monti soltanto dopo essersi accertato che chi aveva vinto le elezioni non si mettesse di traverso. Bella differenza».
Eppure Monti non le piace...
«L’unica similitudine sta nella democrazia negata. Tema centrale della manifestazione che faremo sabato a Roma: un corteo di coloro che non si rassegnano alla deposizione della democrazia. Vogliamo che gli italiani si riapproprino dei loro diritti politici, e che la gente si esprima con un referendum sull’Europa».
Voi e la
«Con la differenza che loro per primi hanno chiesto di portare il governo e i ministeri al Nord. Non si aspettavano che invece che a Monza, arrivassero fino a Bruxelles e Berlino».
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