Fratellini in fuga: «C’è qualcuno che li sta aiutando»

Ricerche in tutta Italia, cresce la preoccupazione ma affiorano i primi sospetti. Il prefetto: «I genitori devono collaborare»

Bepi Castellaneta

da Bari

«Non possono aver fatto tutto da soli»: è questa la pista imboccata dagli investigatori dopo quattro giorni di ricerche senza esito, è questo il sospetto che prende consistenza e aleggia su Gravina in Puglia, il paese delle grotte e dei dirupi, il centro agricolo della provincia di Bari dove da lunedì scorso sono scomparsi Francesco e Salvatore, 13 e 11 anni, quelli che da queste parti ormai chiamano i «fratellini in fuga». L'ipotesi delle ultime ore è che sì, in effetti è stata una fuga, ma forse è stata favorita e coperta. Del resto, le parole del magistrato inquirente, il sostituto procuratore Antonino Lupo, suonano come una conferma: «Difficile che ci sia stato un allontanamento volontario senza l'aiuto di qualcuno», dichiara il pm nel commissariato di polizia, a una manciata di metri dall'appartamento dove i ragazzini vivevano con il padre Filippo Pappalardi, la compagna e i loro tre figli. E così ieri gli investigatori hanno proseguito le ricerche, ma hanno anche eseguito una serie di controlli nelle abitazioni e persino nella scuola che frequentavano. Qui si sono fatti consegnare i loro temi, sperando di trovare qualche traccia, qualche spiegazione negli scritti.
In quest’angolo impervio di Puglia spazzato da un vento gelido che sembra riportare l'inverno, di sera la temperatura crolla drasticamente: da soli i due non avrebbero potuto farcela per tutti questi giorni. Anche il prefetto di Bari Carlo Schilardi, si sbilancia: «Ho incontrato separatamente i genitori dei due bambini chiedendo loro il maggior contributo possibile e cioè che si sforzino di aiutare gli inquirenti in modo che si possa ritrovare i bambini». Quasi un messaggio cifrato.
Proprio ieri pomeriggio è stata ascoltata in commissariato per diverse ore la madre dei ragazzini, Rosa Carlucci. Nello stesso tempo, vanno avanti le ricerche. La zona è presidiata dalla polizia, mentre i sommozzatori scandagliano il torrente Gravina e gli speleologi del soccorso alpino con le tute rosse e gli zaini bianchi passano al setaccio la Murgia e si calano in ogni anfratto, nei dirupi che dalla collina sprofondano per decine di metri nella roccia. Ma per il momento ancora niente, nessuna traccia di quei ragazzini scomparsi alle 18 di lunedì dopo aver portato un paio di scarpe dal calzolaio e aver salutato il padre. Lui, Filippo Pappalardi, alle nove della sera ha cominciato a cercarli, il giorno dopo ha presentato denuncia di scomparsa, nel giro di poche ore si sono accavallati gli avvistamenti. Ieri prefettura e questura di Bari hanno istituito un numero verde (800339229) attivo 24 ore su 24 per le segnalazioni: sono già arrivate numerose telefonate, non solo dalla Puglia: qualcuno li avrebbe visti in treno, ma gli investigatori si mantengono cauti. Anche i carabinieri hanno lanciato un appello: «Chi sa telefoni al 112», dicono. Il ministro delle politiche per la famiglia, Rosy Bindi, ha chiamato ieri il prefetto di Bari Carlo Schilardi e ha chiesto di esprimere la propria solidarietà ai genitori. A Gravina in Puglia si vivono ore di attesa, che ormai hanno lasciato il posto all'angoscia.

«Ciccio e Tore vi aspettiamo, siete nei nostri cuori», c'è scritto sulla lavagna della Terza B della scuola media Benedetto XIII, l'istituto frequentato dai due ragazzini scomparsi. Due bambini che soffrivano per una situazione familiare ormai sfilacciata, una situazione che forse li ha spinti alla fuga da un destino che non accettavano.

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