Economia

Frattini annuncia: per rilanciare Malpensa colloqui con 39 Paesi

Roberto Colaninno, presidente di Alitalia, ieri ha ripetuto: «Quanto prima ritorneremo su Malpensa soprattutto con i voli intercontinentali». Per ora, ha aggiunto - parlando a un incontro romano alla Camera di commercio americana - non ci sono né le condizioni di mercato né quelle aziendali, visto che Alitalia è ancora in fase di avvio e che la crisi dei mercati morde anche (e soprattutto) il trasporto aereo. Giuseppe Bonomi, presidente della Sea, gli ha risposto: «Per Malpensa non è cambiato nulla, Alitalia l’ha abbandonata quasi due anni fa. Le intenzioni sono positive e ben accette, quando si tramuteranno in progetti le esamineremo e daremo il nostro supporto». Nulla di nuovo sotto il sole, dunque, nonostante la rivalità Roma-Milano, Fiumicino-Malpensa si sia improvvisamente infiammata nei giorni scorsi. I toni sono distesi anche perché Alitalia è il primo cliente della Sea a Linate, dove c’è ampia collaborazione. Lo stato dell’arte può essere così riassunto: il piano industriale di Alitalia, che tiene conto anche delle volontà del suo primo azionista Air France, è incardinato sull’hub di Fiumicino; Malpensa è uno scalo intercontinentale dove resistono tre collegamenti di lungo raggio perché il bacino che gravita sull’aeroporto è sufficiente a riempirli. In prospettiva, l’Alitalia di Colaninno non ha mai negato di voler aumentare i voli, specie verso l’Estremo Oriente, se il mercato, appunto, ne dimostrerà la convenienza.
La vera novità di ieri è, piuttosto, una dichiarazione del ministro degli Esteri, Franco Frattini, che ha annunciato l’avvio di negoziati con 39 Paesi per ampliare le rotte sull’aeroporto di Malpensa. Lo sviluppo di Malpensa senza Alitalia passa proprio da questa strada: la liberalizzazione degli accordi bilaterali potrebbe aprire spazio a nuovi operatori italiani e internazionali. Oggi tali diritti sono contenuti prevalentemente nel portafoglio di Alitalia, che li aveva ottenuti al tempo in cui era compagnia di bandiera. L’emendamento «salva Malpensa» del 28 gennaio ha creato i presupposti per le trattative tra il governo italiano e gli altri governi interessati (extra Ue, Usa e Canada, dove la liberalizzazione è già piena), e ieri il ministro degli Esteri ne ha dato conto. A 39 Paesi - ha detto - è stato rivolto un invito a rinegoziare le modalità di collegamento con l’Italia, e alcuni di questi (tra cui Argentina, Brasile, India, Libia, Russia, Venezuela, Georgia, Giamaica, Hong Kong, Singapore) sono considerati prioritari. Con Cina e Corea del Sud sono già state raggiunte delle intese, mentre con la Corea e con gli Emirati Arabi sono state aumentate le frequenze da Malpensa grazie ad autorizzazioni provvisorie elevate a tre anni (rispetto ai 12 mesi precedenti). Con Kazakhstan, Emirati Arabi Uniti e Taiwan si è prossimi alla stretta finale. Il ministro si è detto fiducioso di ottenere entro il 2009 un numero significativo di nuovi accordi.
Da parte sua, ieri Colaninno ha ribadito che Alitalia è interessata al mercato del Nord Italia, territorio sul quale insistono quattro dei sette principali aeroporti della compagnia (Torino, Malpensa, Linate, Venezia).

Ma il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, è stato molto netto: «È necessario togliere il monopolio ad Alitalia e liberalizzare tutte le rotte tra Roma e Milano» ha detto, aggiungendo: «Alitalia non sarà mai una grande compagnia internazionale».

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