ROMA. «Non abbiamo parlato di queste vicende e non mi capita quasi mai di doverne parlare all'estero». Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, risponde, nel corso di una conferenza stampa a Belgrado con il vicepremier serbo Bozidar Djelic, a una domanda sull'impatto che il caso Ruby ha avuto sull'immagine dell'Italia all'estero. E' l'occasione per smentire il mantra, recitato ossessivamente dal centrosinistra nostrano, di una presunta perdita di credibilità dell'Italia all'estero. Un problema che il titolare della Farnesina non riscontra. Sono vicende «che interessano una parte, non so quanto maggioritaria, dell'opinione pubblica italiana, che si è molto stancata di sentir parlare di violazione della privacy» commenta il capo della diplomazia italiana. «Credo - aggiunge - che in Italia e fuori si debba parlare di altri temi, di collaborazione internazionale, impegno politico, azione economica, questo interessa i nostri interlocutori». Alla domanda risponde anche il vicepremier serbo dicendo che nel suo Paese: «L'Italia ha una immagine perfetta». Belgrado, aggiunge, «sta cercando di averla come partner privilegiato e di intensificare la nostra collaborazione». Djelic ha poi concluso dicendo che anche la Serbia è interessata a dare di sè l'immagine migliore, ossia «quella di Krasic che gioca nella Juventus e non quella degli hooligans a Genova. Faremo di tutto per meritare il sostegno e la fiducia che l'Italia le ha sempre accordato nei suoi sforzi di integrazione europea. «Frattini» continua Djelic «è un grande amico della Serbia, un uomo che ha avviato il dialogo in Europa sulla liberalizzazione dei visti per i cittadini serbi, e che sin dall'inizio ha lottato per l'integrazione del nostro paese nell'Unione europea. Per questo - aggiunge - sono felice che Frattini abbia annunciato il voto favorevole dell'Italia perché entro quest'anno venga assegnato alla Serbia lo status di paese candidato e si decida una data sull'inizio del negoziato di adesione.
Frattini a Belgrado incontra anche il presidente serbo, Boris Tadic e il capo della diplomazia di Belgrado Vuk Jeremik. E alla fine di questo giro di consultazioni gratifica il governo serbo di un giudizio lusinghiero sugli sforzi compiuti negli ultimi anni per avvicinarsi all'Europa. «Credo che l'interesse dell'Unione Europea a integrare la Serbia sia strategicamente e politicamente altrettanto forte di quello della Serbia ad essere integrata nell'Unione Europea» dice Frattini.
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