Larte ha talvolta posato locchio sui nostri piedi. Lo ha fatto Van Gogh che, nel biennio 1886-87 dipinse una cospicua serie di scarpe - oggetti pesanti e duri, tipici del mondo contadino che lo circondava - e lo ha fatto un secolo dopo Andy Warhol, che trasformò le calzature in veri e propri oggetti di culto. Nel castello di Vigevano, in provincia di Pavia, esiste da qualche anno lunico museo nostrano dedicato alla scarpa: è il Mic, il Museo internazionale della Calzatura, le cui porte si sono generosamente aperte anche a diversi artisti contemporanei.
Difficile infatti trovare unaltra definizione per Vivienne Westwood, la stilista inglese che da oltre trentanni fa dialogare la moda con la storia dellarte sulle passerelle di mezzo mondo: «Shoes 1973-2006» (fino al 19 novembre) non è solo una retrospettiva, ma, dopo il successo della mostra che è stata esposta al Metropolitan di New York, anche una interessante occasione per studiare levoluzione artistica della scarpa di oggi.
Se alla Westwood è dedicato un allestimento allinterno della seconda scuderia del castello, dove circa 150 scarpe paiono statue cesellate, il visitatore non dovrà perdersi per nessun motivo la vicina collezione permanente del Museo internazionale della Calzatura, dove spicca una delle originali pianelle indossate dalla duchessa Beatrice dEste.
Donna rinascimentale dotata di grazia e bellezza, colta, amante delle arti ma anche dello sfarzo e della bella vita (che lasciò troppo giovane), Beatrice dEste era solita indossare elaborate pianelle per elevarsi in altezza.
Un simile, quasi regale, sfarzo si trova in alcuni celebri modelli della Westwood che hanno segnato la storia del costume e oggi, anche in Italia, vengono a proporsi in una mostra che i due curatori, Luca Beatrice e Matteo Guarnaccia, ritengono «molto più vicina allarte contemporanea che alla moda». Evidente è lomaggio di Vivienne Westwood alla scarpa estense nel modello color violetto di Super Elevated Gillie che, dotato di una zeppa altissima e di un tacco vertiginoso, ha provocato più di una caduta tra le modelle doggi.
Con unadesione formale sempre più evidente alle forme rococò e alle frivolezze neo-romantiche, Vivienne Westowood ha dunque trasformato la scarpa in un oggetto di design, in una sorta di scultura contemporanea da guardare, più che da indossare.
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