nostro inviato a Catanzaro
Ricapitolando. Esiste una scheda telefonica intestata a una società di telecomunicazioni (la Delta Spa) e in uso al presidente del Consiglio che ripetutamente contatta gli indagati eccellenti dell'inchiesta catanzarese su logge deviate e comitati d'affari radicati a San Marino, interessati ai finanziamenti dell'Unione Europea, dove Prodi era di casa. Appreso dell'iscrizione sul registro degli indagati, il premier si è detto sereno, fiducioso nel lavoro della magistratura ma di quel telefonino, e di quei contatti scottanti, non ha parlato.
Al di là degli eventuali rilievi penali, ancora tutti da accertare, c'è un risvolto politico inquietante dietro l'iscrizione per abuso d'ufficio che Prodi avrebbe dovuto chiarire già 48ore fa. Sul punto, però, non si è espresso. Non ha smentito l'utilizzo di quell'apparecchio, ma non l'ha nemmeno confermato. Un dettaglio di non poco conto visto che a giorni il sostituto procuratore Luigi De Magistris potrebbe anticipare i tempi e inoltrare richiesta alla Camera dei deputati per l'acquisizione e l'utilizzo del traffico del premier: chiamate effettuate dal 21 aprile 2006 (giorno in cui diventa deputato) ad oggi. Ma il traffico telefonico risulterebbe essere di circa 36 mila contatti dall’ottobre del 2004, se si considera il periodo precedente alla sua elezione, peraltro già controllato dagli inquirenti in quanto non sottoposto a «tutela» parlamentare.
Come anticipato ieri, i vertici di Delta hanno confermato al Giornale d'aver consegnato direttamente al Professore e al suo staff quattro schede: «Una la utilizzava personalmente Prodi, una il sottosegretario Ricky Levi, una terza la segretaria Daniela Flamini, e l'ultima il collaboratore Maurizio D'Amore». A riscontro di ciò esiste negli archivi dell'azienda di telecomunicazioni - che fece lavori per 150mila euro negli uffici dell'Ulivo a Bologna e Roma - copiosa documentazione che i vertici di Delta si dicono pronti a consegnare alla magistratura. In questi carteggi esiste il riscontro diretto sul numero di Prodi rinvenuto nella rubrica del cellulare del presunto capo del comitato d'affari, Antonio Saladino, numero che secondo la consulenza del perito del pm Gioacchino Genchi ha contattato ripetutamente alcune delle persone sott'inchiesta per associazione per delinquere, truffa, violazione della legge Anselmi sulle logge coperte.
Tra la documentazione visionata dal Giornale, vi è l'intenso scambio di e mail tra Delta a Wind per volturare il contratto dei numeri di Prodi e del suo entourage presso i Democratici dell'Ulivo. Il 29 novembre 2004, alle ore 17.22, i direttore delle relazioni esterne di Delta, Jacopo Verterati, contatta via posta elettronica Piergiorgio Scettri di Wind: «Caro Piergiorgio ho necessità di effettuare il subentro di quattro linee Gsm che per urgenza abbiamo attivato a nostro nome ed ora dobbiamo cedere ad un nuovo intestarlo». In cima alla lista c'è il numero di telefono 32074044(...) riferimento Sim 8939880321101140834: quello che utilizza personalmente Romano Prodi, e che - scrive il consulente del pm a pagina 23 - è «risultato in circolari contatti telefonici con le utenze fisse e mobili degli indagati Franco Bonferroni, Antonio Saladino, Francesco De Grano, Piero Scarpellini e Sandro Gozi, così come è facile riscontrare nel grafico che segue» e che si riporta qui accanto. In particolare il consulente si concentra sull'intensa attività telefonica di Prodi con l'ex sottosegretario Franco Bonferroni, oggi in Finmeccanica, considerato l'uomo-cerniera del Super Comitato tra le banche e la politica: «I contatti (di Prodi, ndr) si protraggono nel tempo anche verso le utenze private nella casa di Reggio Emilia oltre che con il suo recapito romano».
Se Prodi tace, la consulenza parla chiarissimo: quel numero bollente è il suo. Personale. Al cento per cento. «Esiste un incontrovertibile rapporto che lega (o legava) l'effettivo usuario dell'utenza alla Delta Spa, alla “Associazione l'Ulivo I Democratici” e, in ultimo, alla Presidenza del Consiglio». E ancora: «Alcune localizzazioni della Sim Gsm ci inducono a ritenere segnatamente verosimile che ad utilizzarla fosse proprio l'attuale Presidente del consiglio o qualche diretto collaboratore del suo staff». Chi altro, se non il premier?
La voce circolata in ambienti vicini al Professore che scaricava l'utilizzo della scheda sul portaborse di Prodi, Alessandro Scarpellini, figlio di Piero, il consulente del premier indagato, viene scartata in ambienti investigativi. «Abbiamo la certezza matematica che le cose non stanno così».
Come stiano effettivamente lo sapremo a giorni quando ulteriori accertamenti sui contatti telefonici del premier, in epoca non coperta da guarentigie parlamentari, verranno incrociati con riscontri investigativi freschi di giornata. Il telefonino di Prodi rischia di portare più lontano del previsto, inimmaginabile quanto.gianmarco.chiocci@ilgiornale.it
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