«Un idiota in cura al Policlinico che ha lanciato un souvenir!». Ecco ciò che è accaduto in piazza Duomo a Milano. Idiota, souvenir. Più di tutto conta il punto esclamativo. Come dire: accidenti, tutto sto casino per un souvenir. Un souvenir è un ricordino, una cartolina, come se avessero tirato una cartolina a Berlusconi, consegnata sulla faccia invece che per posta. Che colpa ne ha la sinistra protestataria se adesso i souvenir li fanno duri e pesanti?
«Un idiota ha lanciato un souvenir!». La frase appare sul blog «Piovono rane» di Alessandro Gilioli, il suo spazio internet è il più cliccato, letto e commentato tra quelli del gruppo Espresso-Repubblica.
Qui proviamo, tenendo alta questa magnifica frase, a delineare l’ideologia e il linguaggio nonché i protagonisti del partito antiberlusconiano del tipo elegante o quasi. Essi dicono. Domenica non è successo niente. Perché è stato un pazzo. E quando un pazzo agisce non è colpa di nessuno. Anzi è colpa di chi ha provocato il pazzo. Un pazzo che tira dei souvenir. Un idiota. Un isolato. Non è successo niente.
I minimizzatori, gli specialisti nel girare la frittata, si sono esercitati subito. C’è chi lo ha fatto a parole, chi negli atti, e ahimè in questo partito dobbiamo infilarci la Procura di Milano.
Chi scrive era in piazza, cinque metri lontano da Berlusconi. C’è stato un suono sordo. Mi sono girato e Berlusconi veniva adagiato sul sedile, accasciato. Ha voluto uscire, si è esposto, ma non si rendeva conto del sangue. La prima notizia arrivata in Piazza Duomo dalla Questura è stata: «Sta visitando l’attentatore una psichiatra da cui quel folle era in cura». Subito: è un pazzo. Prima del nome, prima della dinamica dei fatti: un matto. Forse addirittura un mattacchione.
Lasciamo perdere le follie giustificazioniste di Di Pietro e della Bindi, restiamo al tentativo di trasformare un attentato alla vita di Berlusconi, un tentato omicidio, a detta di chi c’era, e a detta anche dell’immagine del volto sfasciato del premier, in una pinzillacchera. Comunque un episodio isolato. La Bindi: «Berlusconi è vittima di un gesto isolato di una persona psicologicamente fragile che, è del tutto evidente, non ha mandanti né morali né costituzionali». Interessante la tesi. I matti non hanno mandanti morali? Isolato, folle. Si disse lo stesso di Ali Agca. Egli fece di tutto per apparire tale. Tra l’altro il fotogramma di Massimo Tartaglia nel momento fatale ricorda perfettamente quello del turco in piazza San Pietro, pistola invece di blocco di pietra. O come ama dire con il suo linguaggetto spiritoso, Marco Travaglio: «Il matto tira la Madonnina» (sul blog di Beppe Grillo). Le Madonnine che male vuoi facciano?
Repubblica si apre con un editoriale di Ezio Mauro. Il gesto è «isolato e frutto di follia». Due volte torna la parola follia. È la parola d’ordine. L’Unità ha per titolo, tutto maiuscolo: «FOLLIA» Poi a grandi caratteri: «Un pazzo ha colpito al volto... da dieci anni in cura presso un centro di igiene mentale».
A proposito dell’assenza di mandanti morali, sul blog «Piovono rane» appare proprio poche ore prima dell’attentato una foto di Berlusconi, con il volto dipinto di verde, e questo testo, tratto dalla pubblicità di un gioco elettronico: «Proietta in aria l’avversario e colpiscilo con una gragnola di calci e pugni prima che atterri. La tua creatività verrà espressa da calci e pugni, premiata da vittorie e sanguinarie morti. Progetta le più bieche fatalities mai apparse su schermo: i tuoi desideri più oscuri verranno realizzati da queste possibilità di schernire, sbeffeggiare ma, soprattutto, porre fine all’esistenza del tuo avversario». Gilioli attribuisce queste intenzioni a Berlusconi, ovvio. Se tu sotto una foto metti la scritta «colpiscilo» quello, qualche ora dopo, è colpito, puoi girarla come vuoi, ma resta una specie di strana coincidenza. A furia di far piovere nel bosco dell’odio viene su il fungo della violenza.
Intanto la magistratura milanese interviene. Non arriva il sostituto di turno, ma il procuratore aggiunto Armando Spataro. Il motivo: si occupa di terrorismo. Interviene però per leggere nei fatti un reato che esclude il terrorismo e persino la violenza politica. «Lesioni». Sì, lesioni! Una bagattella. Lesioni premeditate, a pubblico ufficiale, eccetera, ma lesioni. Uno spacca una pietra in faccia a uno, e che cos’è: lesioni! Convocata la psichiatra, c’è subito la testimone a discarico. Una perizia seduta stante, non può essere tentato omicidio, a quanto pare. Sicuri? La Procura di Milano ha elementi certi. Ma ha visto la foto? Ha parlato coi medici? Del resto, l’individuazione del reato non può essere valutata a partire da un supposto stato mentale dell’attentatore. Maroni dice: «Poteva uccidere». Invece per la Procura no. Dev’essere il solito gesto «isolato», «da non enfatizzare». Così si espresse la Procura il 12 ottobre a proposito dell’attentato alla caserma Perrucchetti di Milano. Il Corriere della Sera scrisse subito, sul sito internet: «In Procura a Milano hanno comunque fatto sapere che l’attentato alla Perrucchetti sarebbe un caso isolato».
Berlusconi. Matto o no quello che l’ha colpito, di certo dopo l’aggressione non ha potuto fare il presidente del Consiglio. È in ospedale, ha perso molto sangue, sta parecchio male. Pesco dal codice penale: «Art. 289 Attentato contro gli organi costituzionali e contro le assemblee regionali. È punito con la reclusione non inferiore a dieci anni, qualora non si tratti di un più grave delitto, chiunque commette un fatto diretto ad impedire, in tutto o in parte, anche temporaneamente: 1) al Presidente della Repubblica o al Governo l’esercizio delle attribuzioni o prerogative conferite dalla legge...». Invece niente. Lesioni.
Coincidenza di visione con Marco Travaglio. Il quale potrebbe fare benissimo il pm, un ramo del lavoro umano dove conta parecchie amicizie. Recita Travaglio sul sito di Grillo, piccola antologia molto istruttiva: «Ieri c’è stato un attentato che può anche essere derubricato in incidente, in incerto del mestiere». «...un pazzo che aveva appena lanciato un souvenir controproducente per la causa». «...chi subisce violenza in politica ci guadagna» «...un caso circoscritto, per fortuna, e isolato». «...non è che Berlusconi sia un altro solo perché ieri gli hanno tirato una Madonnina in faccia, Berlusconi è sempre quello...
forse è l’uomo politico più violento che si sia mai visto nella storia repubblicana e italiana».Infine, la frase decisiva e in fondo autobiografica: «Non esiste il reato di odio». Per quello non c’è neanche il reato di essere una merda umana.
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