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Fs illumina di rosso trenta delle sue stazioni

Il Gruppo contro ogni forma di violenza anche con una guida pratica per riconoscere i segnali

Fs illumina di rosso trenta delle sue stazioni
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Nel rosso che avvolge le stazioni italiane c'è un richiamo antico, un segnale che non ammette distrazioni. Il Gruppo FS ha scelto di illuminare trenta facciate ferroviarie, da nord a sud, come se ogni binario potesse diventare una linea di confine tra ciò che siamo e ciò che dovremmo essere. Il rosso è memoria e monito, è la traccia visibile di una ferita che il Paese continua a portarsi dietro, una cicatrice che ogni giorno si riapre nei nomi delle donne uccise, ferite, cancellate.

Il gesto non è solo simbolico. È un modo per dire che lo spazio pubblico appartiene anche alla responsabilità comune, a quel patto implicito che ci lega gli uni agli altri. A Milano Smistamento e a Firenze Santa Maria Novella compaiono due nuove panchine rosse, luoghi di sosta e insieme memoriali. Alla sede centrale del Gruppo FS, invece, le scarpette rosse posate da lavoratrici e lavoratori assumono la forma di un rito laico, un piccolo altare collettivo dedicato a chi non ha più voce. Non c'è retorica: ci sono gesti.

E nei gesti si nasconde l'inizio del cambiamento. Quest'anno il Gruppo FS ha scelto anche la via più difficile, quella che non si vede dalle foto ufficiali. In collaborazione con Fondazione Libellula ha realizzato una guida pratica, una mappa di orientamento per riconoscere la violenza quando si traveste da normalità. Perché la violenza non è sempre un urlo. A volte è un sussurro che toglie respiro, un abbraccio che chiude invece di proteggere, una parola sbagliata ripetuta fino a diventare gabbia. La guida racconta le forme più frequenti: la violenza psicologica, che sgretola l'autostima; quella economica, che toglie autonomia e dignità; quella fisica e sessuale, che lascia sul corpo la memoria del dominio; e poi lo stalking, la cyberviolenza, l'invasione digitale di chi vuole sapere ogni cosa, controllare ogni gesto. Ci sono quattro segnali che funzionano come campanelli d'allarme. La svalutazione continua, che trasforma la vita quotidiana in una riduzione progressiva della persona. L'isolamento sociale, un muro costruito lentamente tra la vittima e il suo mondo. Il controllo sulla vita e sul denaro, una forma moderna di servitù che passa anche attraverso telefoni e password. Le minacce e i segni fisici, che arrivano quando tutto il resto non è bastato a spezzare l'identità.

Riconoscerli significa già compiere il primo passo. L'altro è non voltarsi dall'altra parte. Per questo la guida indica numeri di emergenza, canali di aiuto, e perfino il Segnale di aiuto, quel gesto muto che può essere usato quando parlare diventa impossibile. È un codice semplice, quasi invisibile, ma capace di aprire una porta quando tutto sembra chiuso. Il Gruppo FS ha ottenuto la Certificazione per la Parità di Genere, un riconoscimento che non è un trofeo ma la traccia di un percorso. Da anni esistono un Codice di Condotta e uno sportello di ascolto per prevenire molestie e discriminazioni. Sono strumenti che funzionano solo se si crede davvero nella dignità delle persone, nella loro fragilità e nel loro coraggio.

Nel rosso che oggi avvolge le stazioni c'è la promessa di un Paese che vuole guardare in faccia la propria ombra. Ogni viaggio comincia da un binario.

Questo, forse, è il più difficile: il binario che porta fuori dalla violenza e restituisce alle donne la possibilità di essere viste, ascoltate, protette. Penseremmo che sia scontato. Invece è ancora una conquista. Una conquista che vale ogni luce accesa nella notte.

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