Le Fs: «tagli» e disservizi Ma in Usa il treno risorge

Che disastro, caro Granzotto! Ha letto? Le ferrovie italiane entro breve termine aboliranno le carrozze ristorante dai treni, così almeno ha annunciato l’amministratore delegato Mauro Moretti. Quest’ultimo dice che il servizio ristorazione è in perdita, che bisogna essere pratici e dunque vendere solo panini e bibite «negli appositi chioschi» perché così il servizio sarà più rapido e più adatto all’alta velocità. Dal canto mio, per non rischiare l’avvelenamento o la depressione non mettevo piede in una carrozza ristorante da molti anni, ma ricordo come erano un tempo: luoghi dove trascorrere piacevolmente quell’oretta che accorciava la durata del viaggio, dove si mangiava semplice e bene, la pasta non era mai scotta, il pollo non verdastro, il personale ti trattava gentilmente e c’erano belle tovaglie bianche e un vasetto coi fiori su ogni tavolo. Invece di abolire, non era meglio tornare all’antico?


Cento volte meglio, caro Mulas. Si parla tanto di risparmio energetico, ma sembra che le ferrovie facciano di tutto per indurre la gente a usare l’aereo o l’auto, mezzi inquinanti e divoratori di energia. Io ero un trenista sfegatato. Su tratte brevi o lunghe, la prima opzione era quella ferroviaria. Subivo il fascino del treno e delle stazioni ferroviarie, rinnovavo ogni anno il libretto giallo dell’Orario Pozzi, per esser sempre pronto alla bisogna. Poi il «materiale rotante» ha cominciato a farsi sempre più sporco (più lercio, meglio) e sconquassato, le «ritirate» a mancare di sapone e salviette, per non parlare dell’aspetto igienico, gli impianti di aerazione e riscaldamento ad andare in tilt. Dalle stazioni, intanto, spariva il servizio di facchinaggio e compariva quello dell’accattonaggio. Poi ci si è messo quel demonio di un Sirchia e hanno tolto dai convogli le carrozze fumatori. Nel mentre, la vettura ristorante veniva declassata a squallido self service, in un trionfo di plastica e di cibi gommosi o acquosi. Comunque schifosi. E il sublime vagone letto in un ripugnante pulciaio e covo di voraci zecche, torrido d’estate e gelido d’inverno. Al tutto si aggiungeva il via vai di questuanti, drogati, battone, barboni, mamme fasulle con fasulli fantolini al collo, venditori di caccavelle etniche e mariuoli in genere. Con questi chiari di luna, perché mai uno dovrebbe seguitare a prendere il treno? Negli Stati Uniti avviene il contrario. Un po’ la predicazione del riscaldamento globale e quindi di mantenere una «impronta ecologica» lieve, molto il caro benzina, inducono sempre più automobilisti a servirsi del treno. Che sta conoscendo - così leggo - un boom paragonabile a quello degli anni Cinquanta. Ma che treni? Puliti, confortevoli, forniti di vagoni riservati ai fumatori, di carrozze ristorante linde e pinte, di gabinetti che non sembrano letamai, di aria condizionata e riscaldamento che funzionano a comando, di personale sollecito e premuroso. Questo non entra in testa ai nostri amministratori: che per riempire i treni non servono le chiacchiere, ma i servizi di qualità. E fra i servizi c’è anche, tanto per tornare a bomba, la carrozza ristorante.

Che se tornasse a essere quella che fu ci sarebbe la ressa, con relativo suono della campanella agitata dall’incaricato che annuncia, come avveniva un tempo, il primo o il secondo turno. Altro che «appositi chioschi».

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