Le Fs in utile cambiano i vertici E la Lega punta alla presidenza

E se oltre all’offensiva bancaria la Lega puntasse anche a salire sul treno? O, più precisamente, alla presidenza delle Ferrovie? C’è già chi parla di «Freccia Verde». Ma a parte le battute, il tema è effettivamente caldo: ieri il consiglio d’amministrazione delle Ferrovie dello Stato ha approvato l’ultimo bilancio prima della sua scadenza, quello del 2009. Conti molto buoni, con un utile netto consolidato di 44 milioni, +175% rispetto ai 16 milioni del 2008. Di tutto rispetto anche margine (ebitda, pari a 966 milioni), e risultato operativo, che sale a 143 milioni in aumento del 35% rispetto al 2008 (106 milioni di euro). E positivo è stato pure l’andamento di Trenitalia, la società a cui fa effettivamente capo il trasporto ferroviario: nel 2009 risultato netto di 20 milioni contro perdite di 42 milioni dell’anno prima. Quale miglior viatico per la riconferma dell’amministratore delegato Mauro Moretti? La parola passa all’assemblea che il Tesoro (proprietario del 100% delle azioni Fs) dovrebbe convocare nella seconda settimana di maggio, tra un mese.
L’ad delle Fs, ancorché nominato dal governo Prodi, non sembra in discussione. L’ex sindacalista Cgil conosce le ferrovie meglio di casa sua e può vantare, in questi ultimi 3 anni, non solo i risultati che abbiamo visto ma anche qualche «effetto speciale». Si pensi all’alta velocità: le due tranche inaugurate nel dicembre 2008 e 2009 hanno avvicinato le grandi città del Paese sul percorso Nord-Sud Torino-Milano-Bologna-Firenze-Roma-Napoli-Salerno, diventando un fiore all’occhiello dell’alta tecnologia nazionale. Silvio Berlusconi, in privato, loda l’ad delle Fs, e così fa anche il sottosegretario Gianni Letta. Buoni i rapporti con Tremonti, che poi, tramite il Tesoro, è il suo unico azionista. Lo stesso premier ha partecipato ai viaggi inaugurali celebrando in pubblico il successo di Moretti, che ha il merito di aver trasformato l’immagine delle Ferrovie da vecchio carrozzone a moderno mezzo di trasporto. La situazione dei treni locali e dei pendolari resta un problema, ma almeno Moretti ne ha risolto un altro e ha portato le ferrovie in utile (sempre al lordo dei trasferimenti pubblici, naturalmente).
Poi ci sono i consiglieri: Antimo Prosperi è al di sopra delle parti perché è il tecnico del ministero del Tesoro. Diverso il discorso per Paolo Baratta (prodiano in quota al Pd), Clemente Carta (Udc) e soprattutto per il presidente delle Fs, Innocenzo Cipolletta. Questi, economista ritenuto vicino a Prodi e amico di Luca di Montezemolo (che è tra l’altro il principale concorrente in fieri della Freccia Rossa con la sua Ntv) è destinato a uscire di scena. Ed è per la sua poltrona che hanno iniziato a circolare nomi di manager vicini alla Lega Nord. Giuseppe Bonomi, attuale numero uno degli aeroporti di Milano (Sea), ritenuto assai abile e preparato dagli addetti ai lavori, è il primo. Ai suoi Bonomi fa sapere che «hic manebimus optime», stiamo bene alla Sea. Poi c’è Danilo Broggi, oggi al vertice di Consip, altro nome «leghista» spendibile per l’occasione. Ma al di là dei nomi, l’ingresso di un uomo vicino alla Lega al vertice del gruppo è un’ipotesi che sta prendendo consistenza. E il fatto che la designazione spetti a Tremonti, il superministro Pdl più vicino a Umberto Bossi, non fa che rinvigorire le voci. Anche perché, fa notare qualcuno, un posto al vertice delle Fs non è certo mera rappresentanza.
Si pensi che ogni anno le forniture di beni e servizi assorbite dalle Ferrovie valgono tra i 5 e i 6 miliardi di cassa pura. Una cifra enorme, che significa gare per affari e contratti per una miriade di imprese.

Allora, un presidente forte al fianco di Moretti può significare qualcosa di più che una semplice poltrona. In altri termini qualcosa di molto simile al potere che Bossi reclama a gran voce nel mondo bancario. E che potrebbe ottenere senza tanti clamori in un terreno diverso, ma non meno rilevante.

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