Fu l'"everyman" democristiano: sempre elegante ma normale

Non era un innovatore radicale, non era un rivoluzionario dello schermo, eppure è stato il volto più persistente della televisione italiana

Fu l'"everyman" democristiano: sempre elegante ma normale
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Quando Umberto Eco scrisse che Mike Bongiorno era l'"everyman", l'uomo qualunque, quello che rappresentava l'italiano medio in cui tutti potevano riconoscersi, non intendeva certo offenderlo, piuttosto celebrarne la forza archetipica. Pippo Baudo invece era un'altra cosa: non l'uomo qualunque, ma l'uomo qualunque anche esteticamente in versione democristiana, con il nodo della cravatta sempre giusto, i capelli perfettini (finché c'erano, e anche quando iniziò a perderli), e senza l'ingenuità popolare di Mike.

Quell'eleganza normale è stata la sua forza per oltre mezzo secolo di televisione e ogni volta si presentava come se fosse naturale che ci fosse lui e non altri. Perfino quando la televisione cominciava a sfilacciarsi e a rincorrere modelli più aggressivi Pippo rimaneva lì, fedele alla sua linea di rigore gentile che non aveva bisogno di alzare la voce. In fondo era il perfetto riflesso di un'Italia un po' provinciale un po' no, che voleva sentirsi rispettabile senza essere aristocratica, popolare senza mai scivolare davvero nel trash.

Non era un innovatore radicale, non era un rivoluzionario dello schermo, eppure è stato il volto più persistente della televisione italiana, il presentatore professionista per eccellenza. Non scintillava come la Carrà, non spiazzava come Bonolis, non rassicurava con ingenuità come Mike, eppure era sempre Pippo, e Super Pippo a un certo punto, notevole anche come talent scout (celebre il suo "questo l'ho inventato io" davanti a ogni novità, che fosse Fiorello o la Carrà stessa).

Eppure dentro questa figura impeccabile, dentro questo signore da salotto borghese che pareva nato con la giacca addosso, c'era anche la capacità di ridere e di lasciarsi ridicolizzare. Mi viene in mente il momento in cui Roberto Benigni lo trascinò a terra, gli tolse i pantaloni, lo smutandò in diretta, e lì si vide che Baudo era anche l'everyman disposto a giocare, a farsi strappare via l'autorità per un attimo (cosa che l'everyman Mike non avrebbe mai accettato, spaccò perfino un tapiro di Striscia addosso a Staffelli).

Insomma, se Mike era l'everyman genuino, Pippo è stato l'everyman democristiano: non un simbolo di spontaneità, piuttosto di normalità

organizzata che riusciva a essere insieme signorile e domestica. Un'Italia che voleva sembrare migliore senza mai dimenticare di essere se stessa e che ogni tanto, per non prendersi troppo sul serio, sapeva ridere in mutande.

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