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Fu subito un trionfo

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Rigoletto di Giuseppe Verdi, su libretto del Piave, è tratto dal dramma di Victor Hugo. Prima opera della trilogia popolare (Rigoletto, La Traviata, il Trovatore), andò in scena l’11 marzo del 1851 al teatro La Fenice di Venezia.
Alla Scala l’opera sarebbe arrivata nel gennaio del 1853 con Giovanni Corsi nel ruolo del titolo.
Ecco come plaude all’opera il critico de La Gazzetta Ufficiale di Milano: «Rarissime volte ci è accaduto di assistere come ieri sera a una rappresentazione melodrammatica con una folla di spettatori così eletta e sì numerosa. Il vastissimo teatro era letteralmente zeppo. Le vaghe linee dei palchi e la platea inondata dalla viva luce del gas presentavano uno spettacolo superbo e veramente magnifico. L’aspettazione era grandissima, la fama di Verdi pendeva dal Rigoletto dal giudizio di un pubblico pieno di buon gusto e abituato alle più sublimi creazioni dell’arte... e l’aspettativa questa volta non fu delusa».
E poi ancora «...lo spartito del Rigoletto è degno dell’alta reputazione che Verdi gode meritatamente in Italia e in Alemagna». Termina: «Il pubblico dié plaudendo segno evidente della soddisfazione al dipintore. Gli applausi furono universali...».
Gli fa eco il recensore de La fama che inizia così la sua cronaca: «Il sole ha sorriso finalmente anche a noi: onore all’impresa ed al sole...». «È una musica che tien tal fiata dello antico senza perdere la vigoria del presente, una di quelle musiche di cui poetò l’Alighieri...».
Su L’Italia musicale il recensore non sembra completamente convinto della validità dell’opera: «Sappiamo che a voler giudicare un’opera dalla prima rappresentazione è porsi nel rischio di scaraventare de’ grossi strafalcioni...». Annota però: nel Rigoletto il maestro Verdi adottò realmente una nuova maniera (nel testo n.r.); ma, badiamo, una maniera nuova per lui, e non già nuova per l’arte; ché pur troppo, lì è da un pezzo che noi italiani deploriamo le importazioni straniere. Prima l’orchestra predominava sui cantanti per forza; adesso per importanza. Prima invece di accompagnarli sottomessa, gareggiava con essi; adesso inverte addirittura le parti: i cantanti accompagnano l’orchestra».


Il critico della Gazzetta Musicale di Milano fa un po’ il Ponzio Pilato della situazione e così si esprime: «...finalmente il Rigoletto, l’opera di Verdi, il cui merito fu propugnato ed oppugnato dal giornalismo, subì quella che, d’ordinario dicesi la prova del fuoco sul nostro maggior teatro...».

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