Fu un successo poi rinnegato per opportunismo

Un Mussolini così, in versione romanziere - anzi «feuilletonista» - l’hanno visto in pochi. E quei pochi, c’è da giurarci, non se lo ricordano. Del resto era esattamente ciò che desiderava il diretto interessato: rimanere nella Storia come uomo politico, essere dimenticato come scrittore.
Eppure Benito Mussolini scrittore lo fu, eccome: di novelle, di sonetti, e di feuilleton strappalacrime. Come il romanzo storico L’amante del Cardinale uscito a puntate sul giornale socialista Il Popolo, fondato a Trento da Cesare Battisti, tra il gennaio e il maggio del 1910. Ossia quando al futuro Duce dell’Italia Fascista - in quel momento mangiapreti rivoluzionario, fresco «compagno» di Rachele Guidi e giornalista squattrinato - viene offerta la carica di direttore del locale settimanale Avvenire del lavoratore e poi quella di caporedattore de Il Popolo. Il romanzo, dalle venature marxiste e anarchiche, fortemente anticlericale e financo vagamente pornografico per la morale dell’epoca, uscì in 57 puntate (pagate 15 lire l’una!) ed ebbe non poco successo. Ispirandosi a un fosco fatto di cronaca del Trentino del XVII secolo (lo «scandaloso» amore del Vescovo-Principe di Trento, Carlo Emanuele Madruzzo, per la fascinosa «cortigiana» Claudia Particella) Mussolini con scaltrito mestiere infarcì il romanzo di tutti gli ingredienti classici del feuilleton: il macabro e il morboso, le passioni e le perversioni, gli istinti delittuosi e le pulsioni erotiche. Sfornando un «piccolo» capolavoro del genere. Che però, pur ottenendo un grande seguito tra i lettori e un notevole successo all’estero (fu tradotto nel 1928 in inglese, nel 1930 in polacco, tedesco e spagnolo, nel 1932 in bulgaro, e un produttore americano a un certo punto pensò addirittura di farne un film), in Italia sparì subito dalla circolazione. Mussolini lo ripudiò presto per comprensibili ragioni d’opportunità politica (l’accanito anticlericalismo sarà definitivamente abiurato col Concordato del ’29...): già nelle sue memorie dal carcere, a Forlì nel 1912, Mussolini lo liquida come «un romanzo da sartine, à sensation», aggiungendo poco dopo: «Mi dicono ch’ebbe un grande successo. Il che non depone molto a favore della mentalità dei lettori delle appendici nei fogli quotidiani». Nel ’23 ne parla come di «un ignobile romanzo», mentre nel ’32, nei colloqui con Emil Ludwig, mise la parola fine alla faccenda: «L’amante del Cardinale è un orribile libraccio... l’ho scritto con intenzioni politiche. Allora il clero era veramente inquinato da elementi corrotti. È un libro di propaganda politica». E - c’è da aggiungere - Margherita Sarfatti in Dux ne parla come di «un polpettone senza capo né coda»...
E così il romanzo di fatto scomparve. Giuseppe Prezzolini nei suoi diari racconta che Mussolini lo fece nascondere non appena ebbe il potere. Ma già da tempo nessuno lo leggeva più. E non lo avrebbe più letto per parecchio tempo. In Italia fu edito in volume nel 1972 dalle Edizioni I.P.C. di Roma e poi nel 1986 dal «piccolo» Reverito di Trento: libri da tempo fuori commercio e irreperibili.

Grave pecca a cui oggi rimedia la Salerno Editrice che ripubblica il «romanzo storico» di Benito Mussolini L’amante del Cardinale. Claudia Particella (pagg. 212, euro 13, a cura di Paolo Orvieto; in libreria da mercoledì). Per gentile concessione dell’editore, il Giornale pubblica l’inizio del primo capitolo e la fine del terzo.

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