Fui io a ricevere il niet di Pajetta

Nel suo saggio Carlo Maria Lomartire mi confonde con Montanelli nell’episodio della «guerra di Troilo»

M’è arrivato un libro di Carlo Maria Lomartire, Insurrezione (Mondadori), che ha per tema l’attentato del 14 luglio 1948 contro Palmiro Togliatti e i successivi, gravi disordini. Alcune pagine del volume sono dedicate alla cosiddetta «guerra di Troilo»: ossia all’occupazione della prefettura di Milano, a fine novembre del 1947, per protesta contro la sostituzione del prefetto “politico” Ettore Troilo, ex-partigiano, con un funzionario di carriera. Scrive al riguardo Lomartire: «A guidare gli occupanti, che qualcuno già chiama insorti, è Giancarlo Pajetta, segretario regionale del Pci della Lombardia. Fra i cronistri che seguono la convulsa vicenda c’è, per il Corriere della Sera, un certo Indro Montanelli, trentottenne e già famoso, al quale il dirigente comunista impedisce di usare il telefono per chiamare il giornale perché “è un telefono di Stato”».
Non per pignoleggiare, ma un certo Montanelli nella prefettura invasa non c’era. C’era invece un certo Mario Cervi, ventiseienne non famoso, che il capocronista Ferruccio Lanfranchi aveva incaricato di appurare cosa stesse succedendo nel palazzo di corso Monforte. A me - l’ho raccontato in L’Italia della Repubblica, scritto a quattro mani con Montanelli, e l’ho riraccontato nella recensione d’un saggio del figlio di Ettore Troilo, Carlo - Giancarlo Pajetta si rivolse ingiungendomi di non usare il telefono. Ero arrivato avventurosamenrte nell’ufficio del prefetto facendomi largo tra notabili del Pci e tipi torvi.

Dopo il niet di Pajetta, Ettore Troilo, che era seduto alla sua scrivania, mi disse, scrollando sconsolatamente le spalle: «Se è un telefono di Stato...». Capii che era meglio lasciar perdere, per non metterlo in imbarazzo.

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