In fumo 40 miliardi: per i meridionali è beffa

Dopo le accuse del ministro dell'Economia Tremonti alle regioni del Mezzogiorno. Chi vive al Sud non vede utilizzati Ue e rischia di perderli. Tra i governatori "cialtroni" Bassolino, Lombardo e Vendola. La manovra a rate fa male al governo

In fumo 40 miliardi: 
per i meridionali è beffa

Meno male che c’è la crisi. Fra le misure d’intervento che la Commissione europea ha varato per far fronte all’emergenza economica, c’è anche una sorta di «moratoria» per i fondi strutturali europei non utilizzati che resteranno nelle casse dei Paesi Ue anziché essere restituiti, come d’obbligo, a Bruxelles. Per l’Italia questa misura vale 56 milioni riferiti al 2007, che non sono stati spesi entro il 2009.
Ma è solo una piccola boccata d’ossigeno. Le Regioni italiane, infatti, non sanno spendere i soldi che arrivano dalla Comunità con l’obiettivo di appianare le divergenze fra le aree più progredite e quelle più arretrate d’Europa. L’ultimo ciclo, quello 2007-2013, prevede per l’Italia circa 23 miliardi di fondi comunitari veri e propri ai quali vanno sommati all’incirca 24 miliardi di cofinanziamento nazionale (a ciascun stanziamento europeo vanno aggiunte risorse nazionali differenziate a seconda dei programmi). La somma è di 47 miliardi circa. L’Italia è il terzo Paese percettore di fondi per la politica di coesione, dopo Polonia e Spagna.
Se queste risorse non saranno utilizzate, c’è il rischio fondato che debbano essere restituite, almeno in parte, a Bruxelles. La regola europea prevede il «disimpegno automatico» degli stanziamenti nel caso in cui le risorse non vengano utilizzate. Questo avviene anche se non sono stati richiesti materialmente i pagamenti a due anni dall’impegno finanziario delle risorse. Non basta stanziare sulla carta, insomma, ma i soldi vanno effettivamente utilizzati: in caso contrario, adieu. Una doppia beffa per i meridionali che non vedono utilizzati i fondi europei loro destinati, e poi rischiano addirittura di perderli per sempre.
Ad oggi, secondo le ultime valutazioni, i pagamenti effettuati dall’Europa ammontavano al 12,3 per cento delle risorse disponibili nei sette anni. Un valore inferiore a quelli, per esempio, della Germania (19,6%), della Francia (15,6%) e della Spagna (13,8%). Insomma, le Regioni italiane hanno speso soltanto i 3,6 miliardi di euro citati da Giulio Tremonti nel suo intervento all’assemblea della Coldiretti. La «maglia nera» è da assegnare alla Campania di Antonio Bassolino che ha speso il 3,2% dai soldi a disposizione. A ruota, la Sicilia di di Lombardo e Cuffaro con il 5,1%; la Puglia di Nichi Vendola, con il 6%; la Calabria guidata da Agazio Loiero con il 6,1%. Sempre male l’Abruzzo di Ottaviano Del Turco, con il 7,6% e il Molise di Michele Iorio, col 7,2%. Uniche Regioni relativamente «virtuose», o quasi, la Sardegna della coppia Soru-Cappellacci e la Basilicata di Vito De Filippo, rispettivamente con il 16,3% e il 14,6%.
L’accusa di «cialtroneria» da parte di Tremonti è indirizzata direttamente ai governatori, che in queste settimane protestano vivacemente per i tagli della manovra economica: spendano i soldi che hanno a disposizione prima di lamentarsi, dice il ministro dell’Economia. D’altra parte, non si tratta di problemi di quest’anno o dell’anno scorso: l’incapacità italiana di spendere le risorse comunitarie è cronica. Dei 21 miliardi di euro del Fondo aree sottoutilizzate del periodo 2000-2006 messi a disposizione delle nostre Regioni del Sud, ricorda il ministro degli Affari regionali Raffaele Fitto, la spesa effettiva non ha raggiunto il 40% del totale. Dei fondi europei 2007-2013 (i 28,8 miliardi prima ricordati), aggiunge Fitto, ne sono stati spesi complessivamente non più del 5-7%. Dati sconsolanti, anche se è vero che parte dei fondi Fas 2007-2013 sono stati utilizzati dal governo come una sorta di «bancomat» per affrontare emergenze come il terremoto in Abruzzo e la cassa integrazione in deroga. Ma almeno sono stati usati a fin di bene.
Per non perdere i fondi per le aree meridionali è necessario, adesso, accelerare sui progetti. Il tentativo di Fitto è quello di una riprogrammazione dei fondi da attuarsi entro settembre, dopo gli incontri con i governatori. Secondo il ministro bisogna concentrare le risorse su grandi voci, perché c’è il rischio di una frammentazione eccessiva di interventi non strutturali. Lo scorso 24 giugno, l’Ue ha adottato nuove misure per semplificare le regole di gestione dei fondi strutturali e di coesione, per aiutare le Regioni a spendere. Non solo.

È stata posticipata la «regola del disimpegno»: in sintesi, i finanziamenti 2007 non spesi entro il 2009 (56 milioni di euro, come abbiamo visto, per l’Italia) potranno essere spesi in un periodo più lungo. Meno male che c’è la crisi. Però non bisogna esagerare: i soldi del 2007-2013 potrebbero finire alla Grecia, o ai nuovi soci europei dell’Est.

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