In fumo il parco che non c’è

In fumo il parco che non c’è

Franco Crosiglia

«Un sogno di tanti anni che va in fumo». Così Federico Fossa, consigliere di opposizione a Bogliasco, definisce l’annosa questione di Villa Saronio. Il complesso, una villa risalente agli anni trenta, un edificio rurale ancora più antico e un parco che dalla passeggiata di via Mazzini scende fino al mare, è stato per lungo tempo il sogno dell’ex sindaco Adelio Peruzzi e di tanti Bogliaschini di avere un vero parco pubblico cittadino. Un progetto che la nuova giunta di centrosinistra guidata dal sindaco Luca Pastorino sembra però decisa ad abbandonare, tanto che nel programma elettorale neppure se ne parla.
«È una questione alla quale abbiamo iniziato a pensare da poco, l'affronteremo dopo l'estate» si limita a dire in prima battuta Pastorino, eletto nel maggio scorso. Ma in paese si vocifera che le vere ragioni di un eventuale abbandono del progetto da parte dell’attuale amministrazione sarebbero da ricercarsi nel forte legame che intercorre tra il sindaco e la famiglia Polleri proprietaria della villa (attraverso una finanziaria), nei confronti della quale è in corso un procedimento di esproprio da parte del Comune. «I Polleri sono persone che conosco bene e con le quali vado molto d’accordo», spiega Pastorino, che però aggiunge: «Non siamo contrari ad avere un parco pubblico, ma i costi dell’intero progetto ci sembrano molto elevati». L’idea di creare un parco pubblico nell’area di Villa Saronio (che dopo una sequela di traversie finanziarie si trovava da anni in stato di abbandono) risale al 1999. L’allora sindaco di Boglisco, Peruzzi (titolare della omonima gelateria) elaborò il progetto, il consiglio comunale autorizzò lo stesso primo cittadino a trattare con l’immobiliare Bogliasco, al tempo proprietaria della Villa. «Dopo alcuni incontri informali abbiamo chiesto alla proprietà di presentare una concreta offerta di acquisto» spiega Peruzzi. Ma l’offerta non è mai arrivata. A quel punto il Comune ha adottato, era il novembre 1999, una variante al Piano regolatore generale, destinando la Villa a «Servizi di interesse pubblico» e «spazi scoperti ad uso pubblico», al fine di creare «uno spazio pubblico attrezzato a parco e sport e servizi ed attrezzature di interesse comune». Un vincolo di destinazione dell’area che rappresenta il primo passo verso l’espropriazione della proprietà.
La decisione comunale è stata subito impugnata davanti al Tar dall’Immobiliare Bogliasco che poco dopo, nel 2000, ha ceduto la Villa alla società Solimar. La nuova proprietaria non solo sta portando avanti a sua volta il ricorso, ma ha chiesto al Comune la concessione per frazionare la villa in cinque unità immobiliari. A questo punto la parola definitiva spetta ai giudici, anche se, spiega Fossa, «eravamo in molti a pensare che prima o poi il Comune avrebbe raggiunto un vantaggioso compromesso coi proprietari della Villa.

Per ottenere dei risultati però l’amministrazione deve essere ben determinata. Anche in tribunale, se il Comune non si adopera attivamente nel contrastare i ricorsi della Solimar, la causa è persa in partenza». Come a dire: la palla ora è nelle mani di Pastorino.

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