Il fuoriprogramma del Cavaliere

C’è mancato poco che si arruolasse. Il premier «matto», come lui stesso si è definito, ieri ne ha combinata un’altra. Per nulla intimorito dalla protesta di un centinaio di poliziotti e altre forze dell’ordine, che avevano pacificamente accerchiato Villa San Martino ad Arcore, per ricordare e ricordargli gli impegni che il governo ha preso con loro e non ha ancora mantenuto, ha pensato bene di uscire di casa e di buttarsi nel corteo. Tra i poliziotti, come un poliziotto.
Una manovra in contropiede, l’ennesima, che, non solo ha spiazzato i contestatori ma che, una volta di più, ha evidenziato il suo modo di far politica da non politico. Guancia finalmente libera dal cerotto post operazione, sciarpa blu e giubbotto d’ordinanza della Polizia, il Cavaliere si è fermato proprio sotto lo striscione che invocava le sue dimissioni e si è messo ad ascoltare le ragioni dei contestatori, cui, ieri, si sono uniti rappresentanti dei vigili del fuoco, della polizia penitenziaria e dei forestali che hanno innalzato striscioni chiedendo «il rispetto degli impegni presi dal governo per i provvedimenti finanziari in favore di coloro che assicurano la sicurezza dei cittadini», e una fila di sagome di poliziotti con un coltello conficcato nella schiena e la frase: «Ci hanno pugnalato alle spalle». «Noi - ha puntualizzato Claudio Giardullo, segretario generale della Filt-Cgil - abbiamo detto al premier che non possiamo credere in un governo che non rispetta gli impegni che riguardano la tutela delle forze di polizia». Dal canto suo il Berlusconi «poliziotto» ha mostrato di ben conoscere la situazione e le aspettative dei «colleghi»: «So tutto - ha infatti detto loro - lasciatemi solo qualche giorno di tempo e vedrete che manterremo le nostre promesse. Avete il mio impegno, questa cosa la faccio, però non la voglio fare in modo traumatico, ma con il consenso di tutto l’esecutivo e quindi al prossimo Consiglio dei ministri, mercoledì prossimo, presenterò questo progetto che sia io, sia il ministro Maroni, sia il ministro La Russa, siamo assolutamente intenzionati a far passare». Anche se, il nodo cruciale, data la congiuntura economica, resta sempre lo stesso.
«Il problema, non vi nascondo, - ha precisato il premier - è ora trovare le risorse e a questo scopo, speriamo di avere in settimana un incontro definitivo con il ministro Tremonti. Stiamo cercando i soldi da qualche parte nel bilancio. Tremonti dice che i soldi non ci sono. Perché non lo fate fuori?», ha chiosato con una battuta il presidente del Consiglio. Il problema dei fondi alle forze dell’ordine era infatti già stato sollevato in Consiglio dei ministri all’inizio del mese dai titolari dell’Interno e della Difesa, Roberto Maroni e Ignazio La Russa. Ma, proprio quando il capitolo delle risorse aggiuntive per la sicurezza doveva essere affrontato, Tremonti aveva lasciato la riunione per un altro impegno.
Nel congedarsi dai manifestanti, Silvio Berlusconi ha voluto ancora una volta rassicurarli: «Credetemi, ormai ho un’età avanzata e non ho mai mancato a una parola. Non volete mica che manchi la parola con le forze dell’ordine che sono quelle che ci devono sostenere più di tutti e che devono collaborare di più con l’esecutivo in questo momento con tutti questi sbarchi».
La protesta davanti a Villa San Martino ha segnato anche la prima frattura tra sindacati di polizia degli ultimi anni.

Siulp, Sap e Ugl, infatti, avevano deciso di ritirare la loro partecipazione alla protesta, dopo un incontro tra il vice capo vicario della polizia, Nicola Izzo, e tutte le sigle sindacali, avvenuto venerdì scorso, al Viminale. Izzo, anticipando quanto poi confermato ieri da Berlusconi, aveva infatti assicurato l’impegno del governo a ripristinare i fondi e aveva chiesto di sospendere la manifestazione.

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