Furiosi anche i maghi: «Non c’è più privacy»

«Noi per stare qui paghiamo ma con tutto questo viavai non si ferma più nessuno». E a tarda notte c’è chi prepara il cous-cous

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Chiara Campo

«Affittasi appartamento elegante e luminoso». Lo stabile è in via Fiori Chiari, nel cuore di Brera. Sottinteso che, compreso nel prezzo, c’è pure la «guardia notturna». Servizio gratis e non richiesto, proprio davanti al portone. Un venditore senegalese blocca l’ingresso. Non usa maniere forti, piazza semplicemente la mercanzia su un lenzuolo, e passargli oltre è un’impresa. Se ne accorge un giovane che sabato sera, carico di pacchi, deve aspettare che l’ambulante si sposti e poi fa un percorso a ostacoli per non calpestare borse e cappellini. Il sabato sera a Brera è come fare un salto in un suk. I colori, e anche gli odori, sono quelli dei mercati africani. Da anni il quartiere convive senza isterismi coi vu’ cumprà, ma non sono mai stati così tanti. Un centinaio, come minimo, e questa volta ci sono anche tante donne accanto a loro. Arrivano con le vaschette piene di cous-cous, e l’odore si sparge nell’aria lungo tutta via Fiori Chiari. Coi residenti che, una sera dopo l’altra, non lo reggono più e tengono chiuse le finestre. Le due facce del mercato del falso. Da una parte chi non abita nel quartiere, e ci va apposta a caccia dell’affare. I banchetti sono un centinaio, ma si assomigliano tutti. Un campionario di borse, valige, scarpe e cappellini «alla moda», imitazioni ben fatte delle grandi firme, qualcuno assicura che in mezzo ci siano parecchi originali. C’è la signora che cerca proprio un modello «perché l’ha comprato un’amica a Papiniano, ma lo voglio pagare meno». Un’altra prova gli occhiali ma dice al senegalese che non vuole sborsare più di 5 euro. Lui risponde picche e la squadra con l’aria di chi ha la boutique in Montenapo. L’altra faccia di Brera sono i suoi residenti. A farsi un giro mettendosi nei panni loro, c’è da mettersi le mani nei capelli. Perché si fatica a camminare, figurarsi col passeggino o per un disabile. Lo spazio tra i banchetti gli anni scorsi era da convivenza pacifica, ora si è ristretto a pochi metri, e il limite di sopportazione a ruota. Storce il naso qualche cliente nei dehors dei ritoranti, perché una decina di abusivi si appoggiano alle ringhiere, e nelle orecchie il ritornello: «Guarda la borsa, fermati». Una cinese, col cestino pieno di gadget da contrattare al miglior prezzo, viene assalita da un senegalese: «Qui non puoi stare, ci lavoro io!».
Ma nella storia di Brera ci sono anche maghi e cartomanti, pronti a offrire un filo di speranza a un amore in crisi nera. Giovanna lo fa da una vita, ma in via Brera solo da 5 anni. «Anche d’inverno, sotto la pioggia - racconta -, e due volte a settimana i vigili ci controllano i permesso. Perché noi, per occupare il suolo pubblico, dobbiamo pagare». Da un mese, «è bastato che arrivasse l’esercito di vu’ cumprà, e gli agenti non si sono più visti». In via Fiori Chiari le cartomanti sono circondate dagli abusivi. Se ti fermi a vedere una borsa, vieni a sapere che il tizio che interroga i tarocchi ha paura che la moglie lo tradisca. «Chi viene a farsi fare le carte vuole privacy - si lamenta Giovanna -, non mettere in piazza i fatti suoi. Ma i senegalesi ci stanno coprendo».

Il gestore di un ristorante dubita che la polizia farà qualcosa: «Se gli agenti facessero un blitz ci sarebbe un fuggi fuggi e, ora che gli abusivi sono così tanti, qualcuno rischierebbe di farsi male. Un paio di anni fa è successo a una mia cliente: è stata travolta e si è rotta una gamba».

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