La fusione fredda? È solo la madre di tutte le ecoballe

Caro dott. Granzotto, vorrei rispondere alla sua («Chi vuol fare a meno dell’energia atomica si rimetta a pedalare»). Ho letto la sua replica e onestamente credo (ma non solo io, glielo assicuro) che è meglio pedalare che seguire i suoi consigli atomici mortali. L’energia atomica non è affatto conveniente, piena di pericoli permanenti, non esiste nessuna garanzia, costa troppo e con l’aggravante del problema delle scorie. L’uranio (come dice anche lei) proviene dalla natura ma finora l’uomo lo usa malissimo. Se poi le scorie nucleari le buttano clandestinamente nel mare, come nei nostri mari del basso Tirreno (vedasi inchieste delle varie procure che sono state insabbiate...) è tutto dire. Le energie rinnovabili, invece, sono il nostro futuro, la nostra speranza di una vita senza veleni. In questo campo (anche se lei non vuole farlo sapere) ci sono stati ultimamente notevoli progressi. Specialmente nell’energia geotermica. Scienziati americani (ma non solo americani) come Michael Rollen, Jeremy Rifkin, Lester Brown etc. hanno definito l’Italia l’Arabia Saudita dell’energia geotermica. Pertanto, credo che sia il caso che lei si informi meglio e che dia informazione corretta, di come stanno veramente le cose a chi la legge. E ce ne sarebbe tanto da dire in merito. Ma non solo. Visto che ci tiene tanto all’energia atomica perché non ci fa (ci fate voi giornalisti tutti) sapere che fine hanno fatto i due scienziati americani Fleischmann e Pons che scoprirono la fusione fredda, dimostrarono circa 15 anni fa che con un po’ di deuterio, un po’ di acqua pesante, 5 kw si potrebbe dare energia per 400 anni (allora 1995) a un nucleo familiare, con una spesa di 400mila delle vecchie lire. Erano due scienziati atomici caro Granzotto. Che fine hanno fatto? Dove sono? Che ne è della loro rivoluzionaria scoperta? Perché nessun giornalista scientifico li ha mai più intervistati né sentiti? Questa sarebbe la domanda che ogni lettore informato dovrebbe farle.
Como

Noi il nostro lavoro lo facciamo, caro Croce, ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Se avesse letto un qualsiasi giornale, seguito un qualsiasi tiggì saprebbe che la storia della Cunsky, la nave carica di rifiuti radioattivi inabissata al largo di Cetraro, era una bufala. Non della fantomatica carretta «a perdere» si trattava, ma della Catania, varata nel 1906 e affondata nel marzo del 1917. In quanto alla «rivoluzionaria scoperta» di Fleischmann e Pons, la così detta fusione fredda, anch’essa s’è rivelata una bufala. Sono stati centinaia gli scienziati che pur lavorando nei più attrezzati laboratori del pianeta hanno tentato di riprodurre l’esperimento di Fleischmann e Pons. Ma invano. E lei mi insegna, caro Croce, che il punto fermo del metodo scientifico è la riproducibilità degli esperimenti. Gli stessi «inventori», una decina d’anni più tardi, ammisero poi alcuni errori nella misura dell’energia rilasciata dalla fusione fredda e sopra tutto nella misura del flusso dei neutroni prodotti dalla reazione, ciò che indusse il Nobel Carlo Rubbia, tutt’altro che ostile alla fusione fredda, ad ammettere che essa fu presentata in modo affrettato (cioè non scientifico) creando eccessive aspettative. Naturalmente ci sono i complottisti, i dietrologi che, come lei, caro Croce, sostengono che la fusione fredda è vittima di una congiura delle forze del male (multinazionali, Cia, Spectre, Sette Sorelle, Quattro Cavalieri dell’Apocalisse, eccetera).

Ma le pare che se ciò fosse vero quando gli Al Gore tenevano banco sul riscaldamento globale avendo dalla loro tutti gli organi d’informazione la congiura non sarebbe stata denunciata? E la fusione fredda imposta dall’articolo uno del Protocollo di Kyoto? Invece non se ne fece menzione, nemmeno di sfuggita, nemmeno come auspicio. E sa perché? Perché gli Al Gore di bufale se ne intendono, orpo se se ne intendono.

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