Animalista appassionato e affabulatore profondo di humor arabo, Paolo Branca, 52enne professore associato di lingua e letteratura araba all'Università cattolica del Sacro Cuore di Milano, sta per pubblicare una raccolta di barzellette arabo-musulmane. Pallido, dall'aspetto ascetico di chi vive studiando e insegnando, il professor Branca è il più grande esperto in Italia del pianeta Arabia.
Come mai questa raccolta di barzellette?
«Vorrei dimostrare che arabi e musulmani, come tutti gli altri popoli della Terra, ridono delle stesse cose: bisogni fisiologici, sesso, religione e politica».
Come vede questa Italia multiculturale: rischi e opportunità?
«I rischi ci sono come in tutti i fenomeni di grande portata. Basta pensare alle migrazioni barbariche, delle quali siamo figli non meno che della civiltà giudaico-cristiana. Tutte le soluzioni sono nella nostra capacità di gestire questo fenomeno».
E come si deve gestire?
«La ricetta precostituita non c'è. Però, e soprattutto, dobbiamo saperlo gestire e non subire come stiamo facendo. Ci troviamo davanti a una grande sfida epocale. Per secoli abbiamo inviato missionari nei paesi islamici senza ottenere molte conversioni. Adesso che i musulmani sono fra noi, l'unica cosa che sappiamo esprimere è quella di sentirci invasi e conquistati. La loro presenza mette a nudo le nostre debolezze e per questo che ci fanno paura».
Il suo giudizio sulla situazione in Iran?
«L'Iran è un paradosso perché ha una società civile fra le più evolute e colte dell'intero mondo islamico pur essendo governato da uno dei regimi più retrivi. Una guerra con l'Iran sarebbe una iattura: compatterebbe la popolazione dietro il regime per difendere la patria e permetterebbe ai responsabili della crisi finanziaria internazionale di stornare l'attenzione pubblica da tale disastro».
Che differenza c'è tra Khomeini e Khamenei?
«Nella sua tragicità, in fondo, Khomeini è stato un grande rivoluzionario. Khamenei è soltanto un manutentore dello status quo».
E Ahmadinejad?
«È un gregario al servizio di interessi più grandi di lui».
Qual è la via più ragionevole e pragmatica per gestire i nostri rapporti con il mondo islamico?
«I musulmani che sono in Occidente rappresentano il futuro dell'islam se non si sentiranno rifiutati.
m.alberini@iol.it
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