Il futuro del governo, ora Alfano rilancia: "Già al lavoro per rifare la legge elettorale"

Ma Alemanno getta un nuovo sasso nello stagno della maggioranza: "Va ridimensionata la Lega che ha ostacolato l'opera del governo". Il segretario del Pdl allontana le polemiche: "Io candidato premier? Ma ora non ci sono elezioni"

Il futuro del governo, ora Alfano rilancia: 
"Già al lavoro per rifare la legge elettorale"

Roma - A smantellare il Porcellum, secondo la definizione del padre della politologia italiana Giovanni Sartori, più che il referendum potrebbe essere una iniziativa governativa. «Ho parlato con Berlusconi della legge elettorale e dico che siamo già al lavoro per cambiarla. La prossima settimana partirà un tavolo con i soggetti istituzionali competenti», ha annunciato Angelino Alfano. Il segretario del Pdl non è entrato nel merito, ma le linee guida della legge elettorale le ha spiegate sostenendo che «non si può restituire ai cittadini il diritto di scegliere i parlamentari negando loro il diritto di scegliere il premier, altrimenti riportiamo indietro le lancette». Sì quindi alle preferenze, ma servono anche meccanismi per garantire la governabilità, a partire dall’elezione del premier.
Annuncio clou di un dibattito organizzato dalla fondazione Nuova Italia, dominato per il resto dai nodi del centrodestra. A partire dal tema della successione a Silvio Berlusconi, questa volta rilanciato da Gianni Alemanno con un’intervista a Repubblica. Il gioco delle candidature non piace all’ex Guardasigilli, che lo considera funzionale solo agli obiettivi delle opposizioni. «Ho capito che c’è un solo segretario del Pdl seriamente apprezzato a sinistra: quello che fa cadere il governo Berlusconi. Quello non sono io. Se il Pdl voleva un segretario che faceva sciogliere il governo doveva prendere Fantozzi». Quando il discorso vira sulla sua persona, il segretario del partito di maggioranza se la cava con un artificio. Alfano candidato premier? «Ma adesso non ci sono elezioni». Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato del Pdl, invece non ha dubbi: «Abbiamo fatto la scelta di sostenerlo segretario e speriamo che quello sia l’approdo».
Il segretario del Pdl preferisce concentrarsi su obiettivi di medio termine, senza nascondere i limiti del centrodestra. «Nel 2012 ci saranno le amministrative e - ha ricordato Alfano - voteranno per la prima volta i nati nel 1994, anno d’esordio del bipolarismo, della discesa in campo di Berlusconi e della nascita del Polo. O capiamo che occorrono parole nuove e messaggi nuovi, oppure proiettiamo un film che gli spettatori non andranno a vedere, in bianco e nero. Innovare senza negare ciò che ci tiene insieme».
Nell’immediato ci sono i rapporti con il Carroccio. Per Alemanno la Lega «è un problema» e il suo ruolo «va ridimensionato». C’è «un ingombro di slogan e atteggiamenti leghisti che hanno una grossa responsabilità nell’avere ostacolato l’opera del governo», ha sostenuto il sindaco della capitale nel corso dello stesso dibattito. Alfano richiama l’attenzione sulla legge dei numeri. «Dobbiamo essere consapevoli che senza quell’alleato non siamo al governo. La gestione dei rapporti è complessa, ma il governo regge sull’asse Berlusconi-Bossi. Altrimenti al governo ci vanno Bersani, Di Pietro e Vendola. Il Pdl da solo non ha i voti per vincere. Farò valere per intero - ha assicurato - il peso del Pdl, sapendo che vale un italiano su tre ed è il primo d’Italia».
Per il Pdl Alemanno rilancia le primarie, comprese quelle per scegliere il candidato premier. «Sono favorevolissimo - risponde Alfano - alle primarie per tutte le cariche. In questo modo ciascun incarico avrà il suggello popolare. I nostri leader locali devono essere tutti eletti dalla base. Serve una nuova classe dirigente per il nostro partito, una classe dirigente anche più giovane di me altrimenti il nostro partito rischia di non avere futuro, perché non sa parlare alle nuove generazioni».
Non ci sono differenze, nemmeno sfumature, sul giudizio che Alemanno e Alfano danno su Berlusconi e sull’operato del governo. «Dobbiamo difendere ciò che è stato fatto in questi 18 anni. Se non ci fossimo stati noi, capitanati da Berlusconi, la seconda Repubblica sarebbe stata come la prima».

«Non faremo processare Berlusconi dai nostri nemici. Noi questo non lo permetteremo», assicura Alemanno, che però, sulla leadership, rilancia: è importante «raccogliere il testimone che Berlusconi ci lascia per costruire un partito nuovo».

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