G4 Challenge, vince sempre Land Rover

Sfortunato il partecipante italiano. Quinta classificata una ragazza. E nel 2008 si riparte

Valerio Boni

Una canoa e una mountain bike ancorate al tetto, e l’auto 4x4 sembra pronta per una vacanza tutta natura. Invece di tempo per il relax ne hanno avuto veramente poco i 18 concorrenti, provenienti da altrettante nazioni, che si sono sfidati nella seconda edizione del Land Rover G4 Challenge, l’avventura più globale degli anni Duemila. Per quattro settimane si sono alternati alla guida di Range Rover Sport e di Discovery3 alla ricerca una lunga lista di luoghi da raggiungere, distribuiti in mezzo pianeta, da Bangkok alla Bolivia.
Sintetizzata così può sembrare una sfida d'altri tempi, in realtà il G4 è l’avventura più attuale che possa esistere. È infatti una gara multisport, che impone ai concorrenti la pratica di alcune discipline più «estreme», e l’auto rappresenta il filo conduttore. La presenza di motori rigorosamente a benzina e al top della gamma, con allestimenti lussuosi, completi di interni in pelle e climatizzatori dell’ultima generazione, lascia intendere che l’uso dell’auto non si limita all’impiego off-road duro e puro. Land Rover ha infatti costruito questa gara attorno all’utilizzo ideale di una sport utility dei nostri giorni.
La navigazione nella giungla del Laos, alla ricerca delle coordinate dei luoghi nei quali disputare le varie prove, è stata infatti alternata a una guida decisamente più urbana, con prove spettacolari ambientate nel centro caotico di Bangkok o sulla spiaggia di Copacabana.
Se per i concorrenti non è stata una vacanza, per chi si è occupato di logistica non si è trattato di una passeggiata di salute. Partecipanti e organizzatori hanno dovuto fare i conti con ambienti e realtà del tutto differenti. Dopo le prime due settimane che si sono articolate fra la Thailandia e il Laos nella stagione delle piogge, la carovana è volata in Brasile e Bolivia, dove le fasi conclusive si sono svolte alle rigide temperature degli oltre 4mila metri degli altipiani andini. Nelle prime fasi le difficoltà maggiori sono state create dalle piste che in pochi minuti si trasformavano in trappole di fango sotto la pioggia battente. E anche 4x4 di razza come le Land Rover, dotate di dispositivi a controllo elettronico che adattano le caratteristiche ai vari fondi, hanno dovuto ricorrere all’aiuto del verricello elettrico montato nella parte anteriore del veicolo per liberarsi dalle sabbie mobili.
In Sudamerica, invece, il nemico più insidioso è stato rappresentato dalla rarefazione dell'aria. Il poco ossigeno disponibile ha reso difficile per tutti, nessuno escluso, anche le operazioni più semplici, come lo smontaggio della tenda al mattino. Climi e terreni diversi, quindi, ma anche culture e panorami agli antipodi tra loro, hanno caratterizzato il mese della seconda edizione del G4 Challenge, solo in parte ridimensionato rispetto alla prima edizione del 2003. Allora, infatti, le trasvolate erano state quattro, da New York al Sudafrica, all'Australia, alla costa occidentale degli Stati Uniti. E già si fanno ipotesi su quel che potrà riservare la terza edizione, già programmata per il 2008, quando Land Rover festeggerà i 60 anni di vita. Le qualità per imporsi in questa competizione, che premia il vincitore con una Range Rover Sport identica a quelle impiegate in gara, sono resistenza, capacità di adattamento alle varie condizioni ed elasticità mentale. La potenza conta, ma fino a un certo punto, se è vero che i primi tre classificati, il sudafricano Martin Dreyer e i rappresentanti di Belgio e Francia sono professionisti delle competizioni multisport, ma al quinto posto troviamo la brasiliana Eleonora Audra, molto a posto fisicamente, ma comunque non al livello di altri maschi che si sono piazzati alle sue spalle. E l’Italia?
Marco Martinuzzi, specialista del soccorso, bagnino in estate e addetto alle piste da sci in inverno, è diciassettesimo. Il penultimo posto non rende giustizia alle sue capacità, soprattutto se si considera che è partito da Bangkok con la maglia gialla che spetta al migliore nelle prove di selezione.

Ma ha pagato la sfortuna di essere accoppiato nelle prima settimana con il rappresentante di Taiwan, a digiuno con le tecniche di navigazione proprio nella prima settimana di fango e giungla. Uscire dal pantano, in senso figurato e reale, non è stato facile.

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