G8 Summit

Il G8 condanna all’unanimità Iran e Nord Corea

Il G8 condanna all’unanimità Iran e Nord Corea

nostro inviato all’Aquila

Si chiude con una cena riservata ai «big» del G8 la prima giornata del summit: sul tavolo, oltre i piatti messi a punto dal cuoco di Berlusconi, i fattori di destabilizzazione mondiale e le crisi regionali che rischiano di rovinare la digestione dopo uno storico accordo a 8 sul clima per cui ci si impegna solennemente a ridurre le emissioni di CO2 per non far crescere la temperatura oltre i 2 gradi di qui al 2050. Ma anche i temi di politica estera non rovinano la cena del premier italiano e dei suoi ospiti, che alla fine riescono ad arrivare a una dichiarazione politica approvata all’unanimità su tutti i principali temi spinosi sul piatto: Iran, Corea del Nord, Afghanistan, Medio Oriente e perfino Myanmar.
Sui disordini a Teheran, senza dimenticare di ribadire «il rispetto per la sovranità iraniana», gli Otto grandi si pronunciano deplorando «la violenza post-elettorale, che ha portato alla perdita della vita di cittadini iraniani. Le restrizioni sui media, le detenzioni ingiustificate di giornalisti e i recenti arresti di stranieri sono inaccettabili». E per la prima volta, c’è anche una condanna unanime «per le dichiarazioni del presidente Ahmadinejad che negano l’Olocausto». Su questo punto l’unico distinguo l’ha posto Mosca, che ha preteso e ottenuto di non rendere la questione iraniana oggetto di uno «statement» separato, ma di «annegarla» nella dichiarazione politica generale.
Dal G8 emerge comunque la volontà di continuare sulla linea del dialogo per quanto riguarda la politica nucleare dell’Iran, pur includendo un invito «a trovare una soluzione diplomatica alla questione del programma nucleare iraniano e al continuo fallimento iraniano a rispettare i suoi obblighi internazionali». Il presidente francese Sarkozy, in un’apposita conferenza stampa, ha tenuto a sottolineare che è stata la Francia a promuovere la condanna verso l’Iran. L’Eliseo del resto deve fare la faccia feroce, visto che ha ancora aperta la questione di Clotilde Reiss, la lettrice francese dell’Università di Teheran tuttora in cella, «nonostante tutti sappiano che è innocente», ha aggiunto Sarkò, punzecchiando gli alleati: «Siamo stati solidali con gli amici britannici (per l’arresto dei funzionari dell’ambasciata, Ndr). Ora è la Francia a essere toccata: non lo accettiamo».
All’Iran il presidente francese ha voluto dare anche una scadenza per quanto riguarda la questione nucleare: settembre. «Se non ci saranno progressi per allora dovremo prendere decisioni», ha concluso minaccioso. Termini altrettanto espliciti gli Otto li hanno usati anche per la questione nucleare in Nord Corea, mettendo nero su bianco una condanna «nei termini più forti per il test nucleare» del 25 maggio e il lancio con tecnologia missilistica del 5 aprile che «mettono in pericolo la pace e la stabilità della regione». C’è spazio anche per un appello «alla comunità internazionale di attuare pienamente e in modo trasparente» quanto stabilito dalla risoluzione 1874 dell’Onu che ha imposto nuove sanzioni a Pyongyang.
Per quanto riguarda il Medio Oriente, dal G8 arriva la richiesta a palestinesi e israeliani di rispettare la Road Map e un appoggio totale alla soluzione «due popoli, due Stati». Ribadita anche la richiesta a Tel Aviv della «riapertura immediata dei valichi per il flusso di aiuti umanitari» verso i Territori e ai palestinesi il rilascio del soldato israeliano Gilad Shalit.
Infine, il caso Myanmar. Anche qui dichiarazione unanime per «un processo di dialogo pienamente inclusivo ed un piano di riconciliazione nazionale». Obiettivo «elezioni multipartitiche, trasparenti e democratiche». Passaggio obbligato verso questa meta, per gli Otto Grandi è la liberazione di tutti i detenuti politici, inclusa ovviamente Aung San Suu Kyi.

Senza la liberazione del Nobel per la pace, per il G8 la credibilità delle elezioni sarebbe minata.

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