Stefano Filippi
Sono partiti da Bari in 50, delegazione folta e nutrita (gli appuntamenti chiave erano grandi mangiate e spettacoli folcloristici) per una visita ambiziosa: aprire uno «sportello Puglia» negli States. Cinque giorni a Washington, dal 10 al 14 ottobre; organizzava la Regione, che comè noto non bada a spese. Politici, imprenditori, intellettuali, tutti al seguito di Nichi Vendola, il governatore più pagato dItalia. Oltreoceano erano pronti a srotolare i tappeti: è pugliese il nuovo ambasciatore a Washington, Giovanni Castellaneta, e discende da una famiglia di Noci, paese tra Alberobello e Gioia del Colle, il nuovo capo di stato maggiore delle forze armate Usa, il generale dei marines Peter Pace. Ma per il pupillo di Fausto Bertinotti è stata una figuraccia transatlantica, uninfilzata di errori, uno spettacolo di incredibili gaffe organizzative da dilettanti allo sbaraglio.
La notizia del disastro fa capolino sullottimo «Dagospia» che cita un disincantato osservatore di cose americane, Oscar Bartoli, un manager che lavorò a lungo allIri ai tempi di Romano Prodi (ne fu vicedirettore) e vive a Washington da anni dove ha fondato lInternational Liaison Group, società di consulenza per aziende e associazioni italiane e americane. È la sua «Letter from Washington» mensile a raccontare la tragicomica spedizione.
«Il primo inciampo - scrive - è stata la scelta di un curioso personaggio, ovviamente di origine pugliese e residente a Los Angeles»: non aveva mai messo piede a Washington, parlava «un inglese incerto», non conosceva nessuno, ma lagenzia scelta dalla Regione gli aveva affidato il coordinamento della spedizione. «Appena arrivato gli viene subito rubata lauto con i bagagli. Lalbergo lo lascia fuori una notte perché il personaggio non ha una carta di credito. Alla fine trova un buon samaritano che gli fa un prestito e decide di tornare a casa perché la capitale non fa per lui. Lorganizzazione in loco viene contesa da altri individui ognuno dei quali, al telefono, dichiara di essere lunico punto di riferimento e sputtana il concorrente».
La visita «si basa su un convegno, un gala e uno spettacolo di danze». Sul programma diffuso dallagenzia, il convegno aveva come sede lhotel Hilton Washington & Towers, ma la manifestazione viene spostata al Watergate Hotel. Nessuna gola profonda fa però filtrare la notizia, così «molte persone sono andate allHilton e non hanno trovato nessun convegno - racconta Bartoli -. Arrivano telefonate da New York implorando laiuto di chiunque per cammellare gente sia al seminario che al gala. Chi ha partecipato al convegno sostiene che (mentre le relazioni dei rappresentanti pugliesi sono state un florilegio di frasi parapoetiche e filosofiche senza alcun riferimento reale allo scopo della loro presenza in terra americana, ovvero alla necessità di vendere negli States), lunico intervento serio è stato quello di David Biltchik, chairman del Consultants International Group, che ha detto: Scusatemi: è tanto bello vedervi e vi ringrazio perché mi avete invitato a parlare. Ma siete dei pessimi venditori di voi stessi. Non avete invitato la gente giusta. Quegli americani, per esempio, che da anni commerciano con gli imprenditori pugliesi con successo. E poi ridendo: I francesi sono molto meglio di voi».
I veri pugliesi residenti a Washington erano alloscuro di tutto, annota Bartoli. Per lappuntamento con il vice presidente della Banca mondiale, Vendola chiede la presenza di uninterprete: evidentemente non sapeva che il numero due della World Bank «si chiama Cesare Calari, è un italiano purosangue e parla con un simpatico accento vagamente emiliano». La direttrice del dipartimento di italiano della Georgetown University ottiene un incontro con il presidente della prestigiosa università la cui agenda è stipata di impegni: «La delegazione si presenta con venti minuti di ritardo. I pugliesi non vi metteranno più piede. Un collega americano - svela Bartoli - ci ha detto con perfidia: Voi italiani siete fantastici.
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