«L'ira di Galan sugli alleati», titolavano ieri i quotidiani veneti dopo la sconfitta del centrodestra a Vicenza. Imputato numero uno sarebbe la Lega, tiepida verso un candidato sindaco azzurro (l'eurodeputato Lia Sartori), non troppo gradito. Per Flavio Tosi, sindaco di Verona, la leghista Manuela Dal Lago avrebbe vinto al primo turno.
Governatore Giancarlo Galan, scricchiolano già i rapporti tra Pdl e Carroccio?
«Sono voci che girano cui non do ascolto. Resto ai dati di fatto, cioè alla lealtà della Lega nella maggioranza che governa la Regione da anni e anni. Se così non fosse, qual è l'obiettivo? Non posso credere che, se due persone stanno sedute sullo stesso ramo, una si metta a segarlo. Ho fiducia in tanti amici leghisti, a cominciare da Gobbo e tanti altri».
Metterebbe la mano sul fuoco sull'impegno della Lega per la Sartori?
«La mano sul fuoco non la metto per nessuno, ogni elezione fa storia a sé. Quando la Lega ha corso da sola è già capitato di perdere comuni dove potevamo vincere, e stavolta siamo andati alle elezioni in modo distinto, anche se non separato. Ma io non ascolto le voci malevole. Contano i fatti. Nel 2001, Forza Italia più An più Lega raggiunsero il 51 per cento dei voti in Veneto. Nel 2008, Pdl più Lega fanno il 54,7. Il centrodestra nel Veneto oggi ha aumentato il distacco dal centrosinistra che resta al 30,5. Sono queste le cose che mi interessano, questi sono i dati. Le voci non mi toccano, almeno per il momento, e finché restano voci».
Ma il centrodestra ha perduto Vicenza: anche questo è un dato.
«La sinistra non deve illudersi: nei comuni veneti oltre i 15mila abitanti, il rapporto tra noi e loro è di due a uno. Il doppio. A Vicenza ha preso il sindaco in una situazione molto difficile. Come ha detto ieri il portavoce di An Andrea Ronchi, qui il centrodestra ha fatto di tutto per perdere. Se chi si è schierato con la Sartori al ballottaggio l'avesse fatto fin dall'inizio, avremmo vinto subito. Questo è il problema».
E chi ha provocato la spaccatura?
«Al primo turno la lista Cicero ha avuto il 9 per cento e l'Udc il 4,5. Sommati al 39 di Lia Sartori si arriva a 52».
Per i non vicentini, chi è questo Cicero?
«Un dirigente di Alleanza nazionale, assessore alla mobilità nella giunta Hullweck. Si è candidato per tempo facendo una campagna elettorale lunga e molto dispendiosa».
Dunque sono Cicero e l'Udc che devono fare il «mea culpa» per la sconfitta?
«Non certo il Pdl e Lia Sartori, che ha combattuto una battaglia generosa».
Tutto qui?
«Il resto è farina del sacco del diavolo, un diavolo infame, perché la sinistra ha fatto una campagna elettorale volgare. Ho in mano volantini ignobili che usano vicende personali e familiari per infangare il nostro candidato. Per fortuna che Veltroni è un buonista».
Ora deve sostituire i suoi assessori eletti in Parlamento. Ne approfitterà anche per silurare gli Udc, come aveva promesso?
«Vedremo nei prossimi giorni. Bisognerà riflettere con pacatezza sugli uomini, le competenze e la voglia di percorrere questo tratto finale di strada in modo determinato. Non dimentico che l'Udc si è staccato dalla coalizione e si è battuto contro i nostri candidati, a livello nazionale come a Vicenza. Adesso la cosa che più mi interessa è quello che mi è stato garantito da Berlusconi ad Arcore: il federalismo fiscale per le regioni a statuto ordinario».
Davvero è il suo unico interesse?
«Io l'ho finita con la gara tra Veneto e Lombardia, sono d'accordo con Roberto Formigoni che il problema nostro è solo quello e le altre forme di autonomia. Mi sono già dimesso da senatore perché ho avuto assicurazioni in questo senso.
Da che parte può andare?
«Troveremo altre strade, anche assieme a Roberto. Ci interessa soltanto il federalismo fiscale; al resto pensano il Veneto e la sua ottima amministrazione regionale».
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