Un grande lavoro che comincia a produrre risultati. Partono bene e fanno già proseliti i «contratti di rete» nel settore nautico. Unirsi conviene a tutti, grandi e piccoli.
«A otto mesi dalla costituzione di Mare Nostrum - dice Marina Stella, direttore generale di Ucina - il primo contratto di rete di portata nazionale firmato da Ucina nellambito di Retimpresa, lagenzia confindustriale per la promozione delle reti tra imprese, nato proprio con lobiettivo di implementare la costituzione di reti per rafforzare la collaborazione nel settore nautico su progetti di innovazione, ricerca, sostegno allinternazionalizzazione oltre che alla messa in rete nel sistema confindustriale di servizi specifici da erogarsi a livello territoriale alle aziende del comparto nautico, sono già stati raggiunti importanti risultati che confermano come tale strumento si riveli strategico per le imprese che competono sui mercati globali. È il caso del consorzio che ha riunito 13 aziende nella provincia di Brindisi, ma anche nella stessa filiera produttiva - tra unimpresa e i propri fornitori - come è accaduto nel recente accordo siglato da Azimut-Benetti in Toscana».
Infatti il cantiere Benetti di Livorno ha appena perfezionato un «patto di rete» con 20 microimprese della filiera produttiva sparse tra Livorno, Pisa e Viareggio: dagli allestitori agli elettricisti, dagli arredatori ai tubisti. Il colosso fondato da Paolo Vitelli può definirsi, a ragion veduta, un pioniere del «contratto». Già nel 2009, infatti, il cantiere Benetti di Livorno firmò unintesa di partnership con 50 aziende toscane. Lultimo accordo ha lobiettivo di far crescere le Pmi locali e allo stesso tempo agevolare il loro accesso al credito.
«La grande nautica - dice Vincenzo Poerio, responsabile della divisione megayacht del gruppo Azimut-Benetti - usa appaltare alcune attività lavorative per via dei costi che diventerebbero insostenibili. In Italia esiste una galassia di piccole aziende, straordinaria come flessibilità lavorativa ma con unorganizzazione che lascia a desiderare. Per unazienda medio-grande come la nostra, aggregare le piccole imprese fornitrici significa fare sistema. A causa della crisi, oggi queste aziende sono più deboli di prima e bisogna metterle nelle condizioni di non disperdere energie. Occorre concentrarsi insieme sulla qualità del prodotto e sullefficienza delle lavorazioni. Lobiettivo è semplice: per essere competitivi - continua Poerio - bisogna abbattere i costi, ma senza toccare la qualità del prodotto. Solo lavorando insieme si ottengono risultati importanti, migliorando i processi produttivi. Insomma, difendere la filiera ed essere più competitivi sul mercato. Infine - conclude - con la rete dimpresa si agevola soprattutto laccesso al credito delle le entità più piccole».
Più o meno sulla stessa lunghezza donda il direttore di Confindustria Toscana, Sandro Bonaceto: «Grazie alleccellente lavoro del nostro vicepresidente Aldo Bonomi, si comincia a ovviare alla cronica mancanza di dimensioni strutturate delleconomia italiana. È fondamentale, in un comparto come la nautica, che vede le grandi aziende lavorare insieme con le piccole, avere dei sistemi di coordinamento. Faccio un esempio banalissimo: decine e decine di ingegneri di Azimut-Benetti hanno a che fare quotidianamente con una miriade di aziende che non hanno lo stesso livello tecnologico, pur trattandosi di eccellenti artigiani. La rete è essenziale per una coesione forte tra le piccole e la capofila, che in questo caso toscano si chiama Benetti.
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