Gaetano Pecorella finisce sul banco degli imputati. E non basta a proteggerlo la sua immunità di parlamentare e la maestria di penalista, esercitata in passato per difendere il premier Berlusconi. E sullo scranno del giudice trova una delle toghe-incubo dei malavitosi e dei corrotti, quel Giancarlo Caselli che arrestò Riina e poi sostenne laccusa contro Andreotti e Bruno Contrada. Finzione e realtà si mescolano domani sera sul palco della Sala Petrassi del nuovo auditorium (ore 21); e un processo incredibile diventa spettacolo teatrale di livello nel momento in cui Gaetano Pecorella, giurista e parlamentare, accetta di vestire i panni di Galielo Galilei, alla sbarra nel primo dei Processi alla Storia prodotti dalla fondazione Musica per Roma e dalla Regione Lazio.
Intorno a lui, tre toghe di altissimo livello incroceranno le sciabole del diritto per stabilire, una volta per tutte, se quel processo avvenuto secoli fa può o deve essere rivisto alla luce della legge moderna e delle moderne rivisitazioni della religione. A difendere il più acceso sostenitore delleliocentrismo, della centralità cioè del sole rispetto al resto delluniverso conosciuto, sarà Paola Severino, una delle pensaliste più celebri dItalia e vicerettore della Luiss di Roma. Toccherà a lei sostenere le ragioni di quellimputato che per primo trovò il coraggio di uscire dagli schemi rigidi dei suoi tempi e individuare e distinguere due linguaggi tra loro nettamente distinti: quello ordinario vago e impreciso, e quello scientifico rigoroso ed esattissimo.
Spiegò lo scienziato: «Lintelligenza divina, pur conoscendoli entrambi, fece ricorso al primo quando dettò le Sacre Scritture, perché mirava a farsi intendere dalluomo comune; ma fece ricorso al secondo quando scrisse il Libro della Natura. Perciò nella Bibbia troviamo scritto che è il sole a girare intorno alla Terra, mentre in realtà è questa che gli gira intorno». Una vera eresia, per quei tempi. Ma Galileo andò dritto per la sua strada. Ad accusare questuomo così testardo, quasi un terrorista della fede, ci sarà un magistrato esperto di «fondamentalismi» di tuttaltra risma: Stefano Dambruoso, uno che allindomani dellattacco alle Torri Gemelle fu inserito nella lista degli eroi dei nostri tempi dal settimanale americano «Time» per lincisività delle sue indagini sulla galassia di Al Quaeda. E sullo scranno più alto, quello di presidente della Corte, spiccherà la chioma folta e bianchissima di Giancarlo Caselli che al termine del dibattimento proverà a mettere insieme le ragioni dellaccusa e della difesa, lasciando però al pubblico, alla platea, trasformata per loccasione in giuria popolare, lonore e lonere di emettere una sentenza finale.
Sarà la celebrazione della dialettica. O meglio, dellantica arte oratoria che va scomparendo e che è ormai appannaggio di pochi fuoriclasse delle aule giudiziarie.
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