Gambizzò un pregiudicato, in manette

Preso l’attentatore di Ladispoli. Due giorni di ricerche, alla fine Alessandro Cresta, 34 anni e un curriculum criminale da far spavento, è stato arrestato. «Se ne stava tranquillamente a mangiare in un ristorante in via di Bravetta - racconta il capitano dei carabinieri Mauro Izzo -, una zona in cui può contare su molti appoggi. Quando ci ha visti entrare ha alzato le braccia, rassegnato, e si è consegnato senza fare troppe storie».
Poco più di 48 ore è durata la latitanza di Cresta, il rapinatore professionista che mercoledì pomeriggio, davanti la stazione ferroviaria di Ladispoli, aveva «gambizzato» il suo vecchio capo banda, Andrea Vitagliano, 61 anni. Otto colpi sparati a bruciapelo (sette andati a segno) per chiudere una vecchia questione in sospeso.
Un episodio che ha sconvolto la cittadina balneare. Sono passate da poco le 14,30 del 22 ottobre, tra viale Italia e piazzale Roma c’è il solito via vai di pendolari. Fra questi Vitagliano, giunto da Napoli in mattinata. Dopo esser passato a trovare la figlia, il napoletano pluripregiudicato decide di andare a cercare anche il vecchio compagno di rapine e, magari, saldare qualche conto in sospeso. Passa nel negozio dell’amico, una pescheria al mercato centrale, ma lui non c’è. «Ha ceduto la sua attività, adesso ci siamo noi» rispondono i nuovi titolari. Vitagliano non molla: «Ditegli che lo sto cercando». Alessandro, saputo quanto sta accadendo, si mette a sua volta a cercare il boss napoletano. Una persona cui troppe volte ha dovuto dire si, specialmente durante le irruzioni in banca. Una banda, la loro, composta da otto elementi, tutti ferocissimi. Nel 2003 la gang mette a segno decine di colpi: armati di pistole e taglierini, Vitagliano e Cresta assaltano, fra le altre, la Cassa di Risparmio di Civitavecchia a pochi passi da casa loro, a Ladispoli. Poi, però, decìdono di «emigrare». Le loro azioni terrorizzano centinaia di persone fra gli istituti di credito di Modena, Ravenna e i paesini attorno per un totale di 10 rapine in trasferta in meno di un mese. «Partivamo a metà settimana - raccontano al processo - e lavoravamo fino al venerdì. La sera, confondendoci con gli altri pendolari, rientravamo». I carabinieri di Civitavecchia e Ravenna, però, riescono ad acciuffarli. Sono anni di carcere duro per tutti. La galera li mette a dura prova. Una volta fuori c’è ancora un bottino da spartire. Cresta non ne vuol sapere. Adesso abita in una villetta a Valcanneto, Passoscuro, gira in Mercedes, e i soldi a Vitagliano non li vuole dare. Così, nel primo pomeriggio di mercoledì i ruoli si invertono. È lui, ora, a dare la caccia al napoletano. Quando lo trova ferma il suo scooter Honda SH 300, si toglie il casco per farsi riconoscere, estrae una pistola semiautomatica e spara. L’uomo cade a terra, ferito alle gambe. Cresta si allontana con la moto, recuperata tre ore dopo. Vitagliano finisce al policlinico Gemelli, Cresta si da invece alla macchia. Fino all’altra sera, quando i militari gli mettono le manette.


«L’arresto è stato convalidato da Gianfranco Amendola, procuratore capo di Civitavecchia - spiega il colonnello Giuseppe La Gala, comandante del Gruppo di Ostia - e dal sostituto Margherita Pinto.
È accusato di tentato omicidio e possesso di arma da fuoco. Considerato il pericolo di fuga, è stato disposto l’immediato trasferimento in carcere».

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