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Garlasco, la perizia che "inchioda" Stasi

Gli esperti hanno ricostruito il percorso effettuato dal ragazzo prima di trovare il cadavere della fidanzata: oltre 100mila test che dimostrano come fosse impossibile non sporcarsi le scarpe di sangue

Garlasco, la perizia  
che "inchioda" Stasi

Vigevano - È l’unico imputato, su di lui pesa un’accusa tremenda, quella di omicidio, ma ora, dopo aver trovato il tempo di laurearsi e di divertirsi con le sue nuove amiche, per Alberto Stasi, si preannuncia un processo lungo e «rischioso». Ieri, per la prima volta è stata mostrata in versione integrale durante la trasmissione «Mattino Cinque», la perizia che smaschererebbe il neo dottore laureatosi alla Bocconi con 110 e lode. Il giovane, accusato di aver ucciso la sua fidanzata Chiara Poggi, a Garlasco, non poteva non sporcarsi di sangue il giorno in cui sostiene di aver scoperto il cadavere della ragazza. È questa la sostanza della perizia realizzata dal professor Piero Boccardo, ingegnere del Politecnico di Torino. Stasi agli investigatori ha sempre ripetuto di essere andato a cercare Chiara intorno alle 13.00, dopo che lei per tutta la mattinata non aveva risposto alle sue telefonate, e ha raccontato di essere entrato nella villetta dopo aver scvalcato il cancello (nessuna sua impronta è stata però mai trovato sulle inferriate).

Quindi, secondo la sua ricostruzione, avrebbe percorso il corridoio affacciandosi dalle scale che portano alla tavernetta, e lì ha visto la sua fidanzata stesa a terra. Il problema è che quel corridoio era pieno di sangue e sulle scarpe che Stasi sostiene di aver indossato quel giorno, non è stata trovata la benché minima traccia di sangue. Piero Boccardo, ingegnere del Politecnico di Torino, insieme ai suoi collaboratori, ha ripreso, fotografato e ricostruito a computer il corridoio di casa Poggi in un modello tridimensionale con l’aiuto di uno scanner laser e con particolare attenzione alle macchie ematiche più visibili; il professore ha simulato, tenendo presente vari tipi di possibile andatura, il percorso fatto da Stasi per capire se davvero le sue suole possono essere rimaste pulite. Il tutto partendo da un presupposto di fondo: infatti l’indagato ha sempre detto: «Non ricordo, ma non escludo di aver calpestato qualche macchia di sangue anche perché ribadisco di essere entrato e uscito con un passo veloce, quasi correndo».

L’esperimento è stato eseguito in due fasi: la prima lungo il corridoio, la seconda alla porta della tavernetta. In entrambi i casi, sono stati fatti più di 100mila simulazioni del percorso ed ecco i risultati della perizia di 129 pagine depositata dalla procura di Vigevano: lungo il corridoio Stasi ha percorso in media 19,4 passi e di questi come minimo 3,3 hanno attinto sangue dal pavimento. Tra tutte le prove, la media è di 10,7 passi che toccano il sangue, ovvero più della metà. Da qui la prima conclusione: è statisticamente assolutamente improbabile che Alberto abbia percorso il tragitto indicato senza calpestare sangue.

Le altre simulazioni sono state fatte davanti alla porta a soffietto, dove il fidanzato di Chiara è passato, fermandosi per aprirla. Dopo altre 100mila test, è risultato che solo nello 0,6% dei casi è possibile posizionare i piedi in un’area non macchiata di

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