Garlasco, perquisita officina del padre di Alberto Stasi

Tre carabinieri in borghese sono usciti dall'officina per un controllo al sistema d'allarme, forse per capire se il giorno del delitto era stato attivato o disattivato. L'uomo in caserma per un'ora: "Stilato solo un verbale". Il legale di Stasi: "Chiamati per un furto"

Garlasco, perquisita officina 
del padre di Alberto Stasi

Garlasco - Ispezione nell’officina di Nicola Stasi, il padre di Alberto, lo studente indagato per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi. E' questo l'ultimo sviluppo nella vicenda del giallo di Garlasco. Dopo la scarcerazione del giovane, decisa dal gip, gli investigatori sono tornati a indagare a tutto campo, anche se il fidanzato di Chiara resta al centro delle attenzioni degli inquirenti.

Perquisizione Sono tre i carabinieri che in borghese sono entrati nell’officina di autoricambi di via Tramia a Garlasco. Sui motivi della visita si sono diffuse versione diverse (si è parlato di un sequestro di atrezzi) invece si sarebbe trattato di un controllo al sistema d’allarme dell’officina di Nicola Stasi per capire quando e se quel 13 agosto, giorno dell’omicidio di Chiara Poggi, è stato attivato e disattivato. È questo il motivo del blitz dei carabinieri in via Tramia a Garlasco, nel negozio di autoricambi del padre di Alberto, lo studente indagato per l’omicidio della fidanzata. Nelle settimane scorse anche il sistema d’allarme di casa Stasi era finito nel mirino dei militari per ricostruire gli spostamenti di Alberto la mattina del 13 agosto. Dall’officina i militari, diversamente da quanto emerso in un primo momento, non hanno portato via niente altro: nè attrezzi, nè pezzi di auto.

Altre versioni Pochi minuti dopo Nicola Stasi ha raggiunto la caserma dei carabinieri di Garlasco dove è rimasto un’ora circa. "Una normale attività di polizia giudiziaria.

In caserma abbiamo solo stilato un nomale verbale" è stato il commento di un inquirente. Per l’avvocato Colli, uno dei legali di Alberto, invece, gli uomini dell’arma si sarebbero presentati nell’ufficio di Nicola Stasi in seguito a un tentativo di furto messo in atto da alcuni ignoti.

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